lunedì 2 gennaio 2012

Come Maria, la Chiesa mostra Gesù, pace del mondo

Papa: COME MARIA, LA CHIESA MOSTRA GESU', PACE DEL MONDO

Nella 45ma Giornata mondiale della pace – dal tema “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” – Benedetto XVI parla di una “sfida decisiva educativa”. Educare non è solo “istruire”; la cultura relativista svilisce il senso dell’educare. Il compito della famiglia, della scuola e delle comunità religiose. L'Angelus con decine di migliaia di fedeli da tutto il mondo.

Città del Vaticano – Per “educare i giovani alla giustizia e alla pace”, e rispondere alla urgente “sfida educativa” del nostro tempo, la Chiesa opera “come la Vergine Maria, mostrando a tutti Gesù, perché, come afferma l’apostolo Paolo, ‘Egli è la nostra pace’ (Ef 2,14), e al tempo stesso è la ‘via’ attraverso la quale gli uomini e i popoli possono raggiungere questa meta, a cui tutti aspiriamo”.

È quanto affermato da Benedetto XVI nella prima messa dell’anno 2012, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, e 45a Giornata mondiale della pace sul tema, il cui tema è proprio “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Alla celebrazione hanno preso parte il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato; il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, insieme agli ambasciatori che “condividono … con la Santa Sede la volontà di rinnovare l’impegno per la promozione della pace nel mondo”.

Per il pontefice, per la Chiesa e per “le coscienze più sensibili e responsabili per le sorti dell’umanità” il mondo di oggi vive una “una sfida decisiva che è appunto quella educativa”. I motivi sono due: “in primo luogo, perché nell’era attuale, fortemente caratterizzata dalla mentalità tecnologica, voler educare e non solo istruire non è scontato, ma è una scelta; in secondo luogo, perché la cultura relativista pone una questione radicale: ha ancora senso educare?, e poi educare a che cosa?”.

Per il papa, si può “guardare al futuro con speranza” solo se “di fronte alle ombre che oggi oscurano l’orizzonte del mondo” ci si assume “la responsabilità di educare i giovani alla conoscenza della verità, ai valori fondamentali dell’esistenza, alle virtù intellettuali, teologali e morali… E in questo impegno per un’educazione integrale, entra anche la formazione alla giustizia e alla pace”.

“I ragazzi e le ragazze di oggi – spiega Benedetto XVI - crescono in un mondo che è diventato, per così dire, più piccolo, dove i contatti tra le differenti culture e tradizioni, anche se non sempre diretti, sono costanti. Per loro, oggi più che mai, è indispensabile imparare il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto reciproco, del dialogo e della comprensione. I giovani sono per loro natura aperti a questi atteggiamenti, ma proprio la realtà sociale in cui crescono può portarli a pensare e ad agire in modo opposto, persino intollerante e violento. Solo una solida educazione della loro coscienza può metterli al riparo da questi rischi e renderli capaci di lottare sempre e soltanto contando sulla forza della verità e del bene”.

Per il pontefice, “questa educazione parte dalla famiglia e si sviluppa nella scuola e nelle altre esperienze formative”; ad essa offrono un contributo essenziale anche le comunità religiose.

“In questi giorni – ha concluso il pontefice - la Chiesa celebra il grande mistero dell’Incarnazione: la verità di Dio è germogliata dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo, la terra ha dato il suo frutto (cfr Sal 85,12.13). Dio ci ha parlato nel suo Figlio Gesù. Ascoltiamo che cosa dice Dio: "egli annuncia la pace" (Sal 85,9). Gesù è una via praticabile, aperta a tutti. E’ la via della pace. Oggi la Vergine Madre ce lo indica, ci mostra la Via: seguiamola! E tu, Santa Madre di Dio, accompagnaci con la tua protezione. Amen”.

Dopo la messa, alle 12, il papa si è recato alla finestra del suo studio per la recita dell’Angelus con i pellegrini radunati in piazza san Pietro. Quest’oggi erano molto numerosi e da diversi Paesi per la presenza di molti giovani che hanno partecipato alla marcia organizzata dalla Comunità di S. Egidio e alla veglia del Movimento dell’Amore Familiare.

Prima della preghiera mariana il pontefice è ritornato sui temi della solennità di oggi.
“Iniziamo - ha detto - il nuovo anno 2012 fissando lo sguardo sul Volto di Dio che si rivela nel Bambino di Betlemme, e sulla sua Madre Maria, che ha accolto con umile abbandono il disegno divino. Grazie al suo generoso ‘sì’ è apparsa nel mondo la luce vera che illumina ogni uomo (cfr Gv 1,9) e ci è stata riaperta la via della pace”.

Ed è ritornato pure al tema della 45ma Giornata mondiale della pace, “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Citando alcuni brani dal suo Messaggio, Benedetto XVI ha sottolineato: “I giovani guardano oggi con una certa apprensione al futuro, manifestando aspetti della loro vita che meritano attenzione, come ‘il desiderio di ricevere una formazione che li prepari in modo più profondo ad affrontare la realtà, la difficoltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l’effettiva capacità di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell’economia per la costruzione di una società dal volto più umano e solidale’ (n. 1). Invito tutti ad avere la pazienza e la costanza di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è retto e vero (n. 5). La pace non è mai un bene raggiunto pienamente, ma una meta a cui tutti dobbiamo aspirare e per la quale tutti dobbiamo operare”.

E ha concluso: “Preghiamo perché, nonostante le difficoltà che talvolta rendono arduo il cammino, questa profonda aspirazione si traduca in gesti concreti di riconciliazione, di giustizia e di pace. Preghiamo anche perché i responsabili delle Nazioni rinnovino la disponibilità e l’impegno ad accogliere e favorire questo insopprimibile anelito dell’umanità. Affidiamo questi auspici all’intercessione della Madre del ‘Re della Pace’, affinché l’anno che inizia sia un tempo di speranza e di pacifica convivenza per il mondo intero”.

venerdì 16 dicembre 2011

Novena di Natale dal 16 al 24 dicembre

NOVENA DI NATALE dal 16 al 24 dicembre 2011




(dal 16 al 24 dicembre)

pubblicata da Maria Maistrini





1° giorno In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno... (Gen 1,1-5).

Il primo giorno di questa novena vogliamo ricordare proprio il primo giorno della creazione, la nascita del mondo. La prima creatura voluta da Dio potremmo definirla molto natalizia: la luce, come fuoco che illumina, è uno dei simboli più belli del Natale di Gesù.

Impegno personale: pregherò perché in tutto il mondo creato e amato da Dio possa giungere, la luce della fede in Gesù.



2° giorno Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.

Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude; esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti (Sal 95,1-3.15-13).

È il salmo responsoriale del giorno di Natale. Il libro dei salmi nella Bibbia costituisce la nascita della preghiera di un popolo. Gli autori sono poeti "ispirati", cioè guidati dallo Spirito a trovare le parole per rivolgersi a Dio in atteggiamento di supplica, di lode, di ringraziamento: attraverso la recita del salmo, si innalza la preghiera di un singolo o di un popolo che come vento, leggero o impetuoso a seconda delle circostanze, raggiunge il cuore di Dio.

Impegno personale: sceglierò oggi un salmo per rivolgermi al Signore, scelto in base allo stato d'animo che sto vivendo.



3° giorno Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese (Is 11,1-4).

Come i salmisti, così anche i profeti sono uomini ispirati da Dio, che aiutano il popolo eletto a vivere la loro storia come grande vicenda di amicizia col Signore. Attraverso di loro la Bibbia testimonia la nascita dell'attesa della visita di Dio, come fuoco che consuma il peccato di infedeltà o che scalda la speranza di liberazione.

Impegno personale: voglio individuare i segni del passaggio di Dio nella mia vita e ne farò un'occasione di preghiera lungo questa giornata.



4° giorno In quel tempo l'angelo disse a Maria: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei (Lc 1,35-38).

Lo Spirito Santo, quando incontra la risposta obbediente e disponibile dell'uomo, diventa fonte di vita, come vento che soffiando sui campi porta in giro vita per nuovi fiori. Maria, con il suo sì, ha consentito la nascita del Salvatore e ha insegnato a noi ad accogliere la salvezza.

Impegno personale: se ne ho la possibilità, parteciperò oggi alla S. Messa e riceverò l'Eucaristia, facendo nascere Gesù dentro di me. Stasera nell'esame di coscienza metterò di fronte al Signore l'obbedienza ai miei impegni di fede.



5° giorno In quel tempo Giovanni diceva alle folle: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco... Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Lc 3,16.21-22).

Ognuno di noi è diventato figlio prediletto del Padre, quando ha ricevuto il primo dono dello Spirito Santo nel Battesimo, come fuoco capace di accendere nel cuore il desiderio di annunciare il Vangelo. Gesù, grazie all'accoglienza dello Spirito e in obbedienza alla volontà del Padre, ha indicato a noi la via per la nascita del Vangelo, cioè della buona notizia del Regno, in mezzo agli uomini.

Impegno personale: mi recherò in chiesa, al fonte battesimale, per fare memoria riconoscente al Padre del dono di essere suo figlio e rinnoverò la volontà di essere suo testimone in mezzo agli altri.



6° giorno Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo spirò (Lc 23,44-46).

Il mistero del Natale è legato misteriosamente al mistero della Passione di Gesù: egli comincia a conoscere da subito la sofferenza, per il rifiuto ad essere accolto che lo farà nascere in una povera stalla e per l'invidia dei potenti che scatenerà la furia omicida di Erode. Ma esiste anche un misterioso legame di vita tra i due momenti estremi dell'esistenza di Gesù: il soffio di vita che fa nascere il Signore è lo stesso soffio dello Spirito che Gesù sulla Croce riconsegna a Dio per la nascita della Nuova Alleanza, come vento vitale che spazza via l'inimicizia tra gli uomini e Dio sorta col peccato.

Impegno personale: risponderò con un gesto di generosità al male che purtroppo è diffuso intorno a noi o che addirittura nasce da me. Se poi sono io a subire un'ingiustizia, perdonerò di cuore e stasera ricorderò al Signore la persona che mi ha causato questo torto.



7° giorno Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi (At 2,1-4).

Qui ritroviamo le immagini ormai familiari del vento e del fuoco, che dicono la realtà viva e diversificata dello Spirito. La nascita della Chiesa, che avviene nel Cenacolo dove sono riuniti gli apostoli insieme con Maria, dà inizio a una storia ininterrotta fino ad oggi, come fuoco che arde senza consumarsi per trasmettere l'amore di Dio a tutte le generazioni.

Impegno personale: ricorderò oggi con gratitudine il giorno della mia Cresima, quando sono diventato per mia scelta un discepolo responsabile nella vita della Chiesa. Affiderò al Signore, nella mia preghiera, il mio vescovo, il mio parroco e tutta la gerarchia ecclesiastica.



8° giorno Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati". Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono. Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro. Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante (At 13,1-4).

Il libro degli Atti degli Apostoli ci testimonia la nascita della missione, come vento che soffia incessantemente da un estremo all'altro del mondo portando ai quattro angoli della terra il Vangelo.

Impegno personale: pregherò con molto affetto per il Papa, che ha la responsabilità della diffusione del Vangelo in tutto il mondo, e per i missionari, infaticabili viaggiatori dello Spirito.



9° giorno Pietro stava ancora parlando, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli venuti con Pietro si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?". E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni (At 10,44-48).

Come oggi noi possiamo inserirci nella vita della Chiesa e nascere a tutte le novità che il Signore ha preparato per noi? Attraverso i sacramenti, che segnano ancor oggi ogni successiva nascita della fede. I sacramenti, come fuoco che trasforma, ci introducono sempre di più nel mistero di comunione con Dio.

Impegno personale: pregherò per tutti coloro che nella mia comunità o anche nella mia famiglia stanno per ricevere un dono dello Spirito attraverso un sacramento e affiderò di cuore al Signore tutti i consacrati affinché seguano il Cristo con fedeltà.



Preghiera conclusiva. Invochiamo lo Spirito su tutto il mondo creato da Dio, su noi che abbiamo in Maria il modello della collaborazione pronta alla sua opera di salvezza, e sui sacerdoti che in questo tempo natalizio sono impegnati a portare il Vangelo di Gesù di casa in casa. Spirito di Dio, che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi del mondo, e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora sulla terra, questo mondo che invecchia sfioralo con l'ala della tua gloria. Spirito Santo, che hai invaso l'anima di Maria, donaci il gusto di sentirci "estroversi". Rivolti, cioè, verso il mondo. Mettici le ali ai piedi perché, come Maria, raggiungiamo in fretta la città, la città terrena che tu ami appassionatamente. Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del Cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi preti. Rendili innamorati della terra, capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro.



Contempliamo questa notte, con gratitudine e commozione, Dio che si fa Bambino. Riflettendo sull'incarnazione, lasciamoci conquistare da questo grande mistero di misericordia e generosità. Offiramoallora la nostra vita a quel Bambino: è indifeso, proteggiamolo; ha freddo, copriamolo, piange, consoliamolo; è povero, soccorriamolo...Nei nostri fratelli.

Maria Maistrini

mercoledì 14 dicembre 2011

Nelle tue braccia Maria ci rifugiamo

NELLE TUE BRACCIA MARIA CI RIFUGIAMO




Il dono più caro che Dio potesse dare a noi uomini, dopo Gesù, è

la Madonna. Essa è la più santa di tutte le Sue creature, perché

doveva essere la madre del Redentore. La più ricca di tenerezza,

perché doveva essere madre nostra. Gesù è il capo, Maria è il

cuore della famiglia. Come madre di Gesù, ottiene da

lui tutto quello che vuole. Come Mamma nostra è pronta a darci

tutto ciò che domandiamo. Non solo pronta, ma desiderosa, fino

a sentirsi dispiaciuta quando noi non le chiediamo nulla. Tutti i

tesori di grazia acquistati da Gesù sono affidati alle sue mani.

Maria non giudica, è solo Madre e dispensatrice di grazie.

Nessuno ha fatto ricorso a lei senza essere esaudito. Per Maria

anche il peccatore più incallito ha diritto di figlio sul suo cuore

di Madre. Con le sue carezze materne cerca di aiutare ed avere

misericordia per le anime più traviate.

Affidiamoci al suo cuore di Madre. Invochiamola sempre. Dove

entra la Madonna fugge il diavolo. Ricordiamoci però che chi è

devoto di Maria deve allontanare il peccato, perché ogni peccato

crocifigge nuovamente il Figlio suo Gesù.

Ave Maria!



Maria Maistrini

giovedì 8 dicembre 2011

"Eccomi!" Sono la Serva del Signore

Maria umilmente ha accettato la volontà di Dio...Anche noi dobbiamo fare in modo di conoscere la volontà del Signore e di farla nostra.
Tutte le volte che diciamo "SI" al Signore, sposando il Suo progetto di vita, non esiste in noi pentimento... quando camminiamo lontani dai sentieri della Fede ci destiniamo all'infelicità...vaghiamo verso la perdizione.


Quando l'Angelo del Signore portò l'annuncio a Maria, Maria non ebbe turbamento...si predispose all'ascolto...capì che questo era il disegno di Dio ed obbedì : “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". 

Rinnoviamo il nostro "SI" al Padre Celeste ogni giorno, facendo la Sua volontà, nelle grandi e piccole cose...ed il male non potrà mai minare le nostre esistenze...saremo sempre lontani dal peccato e la nostra anima sarà salva...degna del Regno dei Cieli.

Ave Maria!

Mara Maistrini

mercoledì 7 dicembre 2011

Mia forza è il Signore

VENITE A ME, VOI TUTTI CHE SIETE STANCHI E OPPRESSI, E IO VI DARÒ RISTORO



Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica nè si stanca, 
la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono: ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi
(Is.40,28-31).


Il mistero del Natale educa a tenere sempre legati Dio e
l'uomo, la fede e la vita, se stessi e gli altri. Cerchiamo di
vivere questi due principi della spiritualità cristiana: "Getta
sul Signore il tuo affanno ed Egli ti darà sostegno" (Sal 55,23)
e "Portate i pesi gli uni degli altri" (Gal 6,2).


In questo tempo d'Avvento, facciamo un bilancio di quelli
che possono essere i "pesi" della vita che gravano di più
e condividiamoli con Gesù, Egli ci ristorerà.


Ave Maria!


Maria Maistrini

domenica 27 novembre 2011

La salvezza arriva da Betlemme


NOV
27

La salvezza arriva da Betlemme 


Amatissimi, ci ritroviamo con grande gioia in questo spazio virtuale per volere di Dio,
come una grande famiglia, tutti uniti nella preghiera ed in particolare in questo
tempo di Avvento in preparazione al Santo Natale.
Il nostro dialogo con il Signore sarà intenso e si traccerà sulla pista che ci ha 
indicato la nostra dolce Mamma Celeste..."la speranza viene da Betlemme". 
Prepariamoci ad accogliere con amore il Signore nostra pace e, in questo tempo di Avvento vogliamo imparare ad accoglierlo nella fede, nell'amore.
VIENI RE DI GIUSTIZIA E DI PACE
Misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si abbracceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.


Ave Maria!
maria maistrini

martedì 22 novembre 2011

"Te lo dico in nome di Dio: non disperare"



“Te lo dico in nome di Dio: non disperare”
Sono santi coloro che lottano fino alla fine della loro vita: coloro che sanno sempre rialzarsi dopo ogni inciampo, dopo ogni caduta, per proseguire coraggiosamente il cammino con umiltà, con amore, con speranza. (Forgia, 186)

Il Signore si è avvicinato tanto alle creature, che tutti conserviamo in cuore aneliti di altezza, ansia di salire in alto, di fare il bene. Se ora ridesto in te tali aspirazioni, è perché voglio che ti convinca della sicurezza che Egli ha posto nella tua anima: se lo lasci operare, servirai — dal tuo posto — come strumento utile, dall'efficacia insospettata. E affinché tu non ti allontani, per viltà, dalla fiducia che Dio ripone in te, evita la presunzione di disprezzare ingenuamente le difficoltà che appariranno sul tuo cammino di cristiano.

Non dobbiamo stupircene. Trasciniamo in noi stessi — conseguenza della natura caduta — un principio di opposizione, di resistenza alla grazia: sono le ferite del peccato originale, esacerbate dai nostri peccati personali. Pertanto, dobbiamo intraprendere quelle ascensioni, quei compiti divini e umani di ogni giorno — che sempre sfociano nell'Amore di Dio —, con umiltà, con cuore contrito, fiduciosi nell'assistenza divina, e tuttavia dedicando ad essi le nostre migliori energie, come se tutto dipendesse da noi.

Mentre lotti — una lotta che durerà fino alla morte —, non escludere la possibilità che insorgano, violenti, i nemici di dentro e di fuori. E, come se questo peso non bastasse, a volte faranno ressa nella tua mente gli errori commessi, forse abbondanti. Te lo dico in nome di Dio: non disperare. Se ciò avviene — non deve succedere necessariamente, né sarà cosa abituale —, trasforma la prova in un'occasione per unirti maggiormente al Signore, perché Lui, che ti ha scelto come figlio, non ti abbandonerà. Permette la prova, per spingerti ad amare di più e farti scoprire con maggiore chiarezza la sua continua protezione, il suo Amore.

Ti ripeto, fatti coraggio, perché Cristo, che ci ha perdonato sulla Croce, continua a offrire il suo perdono nel sacramento della Penitenza, e sempre, per giungere alla vittoria abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo [1 Gv 2, 1-2]. (Amici di Dio, 214)[Uscire]  (S.Josemaria Escriv°)

venerdì 18 novembre 2011

CRISTO RE


PREGHIERA IN ONORE A GESU’ CRISTO RE  

“Gesù, Re d’Amore, abbi pietà di noi. Poiché vogliamo amarti, aiutaci ad amarti. Poiché riconosciamo che Tu sei il Re vero, aiutaci a sempre più conoscerti. Poiché crediamo che Tu puoi tutto, conferma la nostra fede con la tua misericordia.
Tu, Re del mondo, abbi pietà del povero mondo e di noi che siamo in esso.
Tu, Re della pace, da’ la pace al mondo e a noi.
Tu, Re del cielo, concedici di divenirne sudditi.
Tu lo sai che piangiamo: consolaci.
Tu lo sai che soffriamo: sollevaci. 
Tu lo sai che abbiamo bisogno di tutto: aiutaci.
Noi sappiamo che soffriamo per nostra colpa, ma speriamo in Te.
Noi sappiamo che è ancora poco quello che soffriamo rispetto a quello che meriteremmo di soffrire, ma confidiamo in Te.
Noi sappiamo quello che abbiamo fatto a Te, ma sappiamo anche quello che Tu hai fatto per noi.
Sappiamo che sei il Salvatore: salvaci, Gesù!
Re, dalla corona di spine, per questo tuo martirio d’amore sii per noi l’Amore che soccorre.
Aprici colle tue mani trafitte i tesori della Grazia e delle grazie.
Vieni a noi coi tuoi piedi feriti. Santifica la terra e noi col Sangue che goccia dalle tue piaghe: gemme della tua regalità di Redentore.
Apri all’amore i nostri cuori con le fiamme del tuo cuore aperto per noi.
Se ti ameremo saremo salvi qui, nell’ora della morte e dell’ultimo Giudizio.
Venga il tuo Regno, Signore, in terra, in Cielo, e nei nostri cuori. Amen”.   
ATTO DI CONSACRAZIONE DEL GENERE UMANO A CRISTO RE
Al fedele che recita piamente questo atto di consacrazione si con­cede l'indulgenza parziale.L'indulgenza è plenaria se lo si recita pubblicamente nella solennità di Cristo Re.
O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguarda a noi umilmente prostrati innanzi a te. Noi siamo tuoi, e tuoi vogliamo essere e per vivere a te più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi spontaneamente si consacra al tuo sacratissimo Cuore. Molti, purtroppo, non ti conobbero mai; molti, disprezzando i tuoi comandamenti, ti ripudiano. O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo sacratissimo Cuore. O Signore, sii il Re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da te, ma anche di quei figli prodi­ghi che ti abbandonarono; fa' che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Sii il Re di coloro che vivono nell'inganno e nell'er­rore, o per discordia da te separati; richiamali al porto della verità, all'unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile, sotto un solo pastore. Largisci, o Signore, incolumità, e libertà sicura alla tua Chiesa; concedi a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine: fa' che da un capo all'altro della terra risuoni quest'unica voce: "Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli.” Amen.

Preghiera dettata da Gesù a Maria Valtorta il 22-10-1944 per l’ottavario della sua Regalità, per chiedere la venuta del suo regno.

mercoledì 16 novembre 2011

mercoledì 16 novembre 2011 festa di San Giuseppe Moscati

AL MEDICO SANTO DI NAPOLI, PROFESSORE GIUSEPPE MOSCATI
ESEMPIO MIRABILE DI SCIENZIATO E LAICO CHE ESERCITO' QUOTIDIANAMENTE LA CARITA' NELLE CORSIE DEL DOLORE E DI SPERANZA CHE INIZIO E CONTINUO' FINO ALLA MORTE LA SUA SUBLIME
MISSIONE COMPIENDO TUTTO PER AMORE E DONANDO SENZA MISURA TESORI DI SCIENZA ILLUMINATI DALLA GRAZIA. IN QUESTO GIORNO A
LUI DEDICATO CHIEDIAMO AL SANTO DI NAPOLI E TANTO AMATO DA DIO LA SUA POTENTE INTERCESSIONE SU TUTTI NOI, IN PARTICOLARE
SUGLI AMMALATI NEL CORPO E NELLO SPIRITO.
AVE MARIA!
maria maistrini
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Chiesa del Gesù Nuovo - Napoli Festa di San Giuseppe Moscati
Mercoledì 16 Novembre 2011 * Programma
Ore 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13: SS. Messe con omelia, all'altare maggiore.
Ore 17.30: SOLENNE CONCELEBRAZIONE 
presieduta da S. Ecc. Mons. Lucio Lemmo -Vescovo Ausiliare di Napoli
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martedì 8 novembre 2011

L'AMORE SI COSTRUISCE (Per fidanzati e sposi) ( P.Pedron Lino)



Queste pagine sono rivolte a tutti coloro che vivono la vita di coppia per aiutarli a riflettere. L’amore si costruisce ogni giorno: ciò significa che non si è mai finito di imparare, di impegnarsi e di meravigliarsi di sé e dell’altro. L’amore è un’esperienza di vita esaltante e piena, ma per essere tale esige impegno, intelligenza e un pizzico di buon senso.



1) Sposarsi, perché? come? La comunità cristiana deve sensibilizzarsi di più al problema della preparazione al matrimonio: devono sensibilizzarsi di più i sacerdoti, gli educatori e soprattutto i giovani che sono i più interessati. Perché molte coppie, troppe, cessano di esistere come tali a causa della loro completa impreparazione. Chi ha capito l’amore, o desidera capirlo, per viverlo in modo pieno e soddisfacente sente il bisogno di imparare bene non solo preparandosi al matrimonio,ma anche con una formazione permanente che dura tutta la vita. Il matrimonio ha bisogno di una preparazione globale Per stabilire in che cosa consista la preparazione al matrimonio bi sogna chiedersi qual è lo scopo del matrimonio e, per noi cristiani, qual è lo scopo del matrimonio-sacramento. La risposta è questa. La coppia deve diventare una comunita di fede e di amore e in questo modo diventa segno credibile dell’amore di Dio e di Cristo. Il sacramento del matrimonio produce effetti che durano tutta la vita: questi effetti si manifestano nei diversi atteggiamenti della vita coniugale. Lo sposarsi in chiesa non toglie nulla alla realtà umana dell’amore; anzi questa realtà diventa segno di un amore più grande, infinito, eterno, qual è l’amore di Dio. È logico, quindi, rivolgere l’attenzione a tutti gli aspetti della vita coniugale: alla formazione personale e alla maturazione dell’amore di coppia che si completerà nella fecondità, nei figli. Ci sono due fasi nella preparazione al matrimonio: quella remota, che consiste nell’educazione umana e cristiana in generale,e quella prossima sulla quale soprattutto soffermeremo la nostra attenzione. Se viene a mancare questa preparazione,si continuerà a sposarsi in chiesa per abitudine o per comodo,non per una scelta di fede. Il matrimonio è una vocazione Una preparzione globale (che si estenda a tutti i valori umani e cristiani) esige da quelli che vogliono sposarsi che conoscano con esattezza il significato della parola matrimonio. Il matrimonio-sacramento è una vocazione, una chiamata di Dio. Il termine vocazione, nel nostro caso, è uno stato di vita stabile, santificante. La santità nel matrimonio è sempre esistita: la storia cristiana è costellata di sposi santi. Ma qui vogliamo portare l’accento non tanto sulla santificazione nel matrimonio, ma sulla santificazione per mezzo del matrimonio. Una buona preparazione al matrimonio deve aiutare ad entrare in uno stato di vita dove non tanto ci si può santificare (nonostante tutto), ma dove ci si deve santificare. E ci si deve santificare non imitando frati o suore, ma attraverso le faccende quotidiane della vita familiare. In altre parole ci si sposa per diventare santi attraverso il matrimonio e con la pratica delle virtù proprie a questo stato di vita. Diciamo infine che la santificazione nel matrimonio non è un fatto individuale, ma dapprima una santificazione a due (marito e moglie) poi una santificazione comunitaria (quando nasceranno i figli). Ogni coniuge deve poter contare sull’altro per un aiuto vicendevole nel cammino di santificazione e non avere la triste sorte di doversi santificare nonostante l’altro, come qualche volta capita. La preparazione, una scuola di vita I giovani si preparano globalmente alla vita coniugale crescendo e maturando in ogni campo della vita: psicologico, sessuale, sociale, economico, politico, religioso. Questa preparazione "remota" è spesso carente, per colpa di tanti: della famiglia,della società, della Chiesa e anche per colpa dei diretti interessati che hanno oziato e sciupato le occasioni positive che la comunità aveva loro offerte. La preparazione "prossima", che una volta era chiamata fidanzamento, è un tempo di lavoro serio e formativo, caratterizzato da un vero impegno di "scuola di vita". Il termine "scuola" può sembrare inopportuno o fastidioso, ma va preso proprio nel suo significato originale: una precisa volontà di formazione e di coeducazione (formarsi insieme ed educarsi reciprocamente). 2) Crescere e maturare insieme Costruire l’amore è un compito difficile e richiede una buona dose di maturità. Ora ci chiediamo: "Chi può riternersi maturo per il matrimonio?". Non esistono risposte prefabbricate. Ma una cosa è certa: bisogna impegnarsi per maturare. La maturazione individuale L’esigenza fondamentale dell’individuo è quella di realizzarsi come persona: al culmine di questa realizzazione sta la capacità di amare. E amare significa avere un rapporto di dono con l’altro, non strumentalizzarlo per fini egoistici. La maturazione di un individuo, nell’ambito dell’amore, deve durare tutta una vita, perché è molto difficile liberarsi dell’egoismo, anzi è impossibile liberarsene del tutto in questa vita. La maturazione in coppia Se amare significa entrare in rapporto con gli altri, la maturazione vera e completa continua in modo del tutto particolare nel fidanzamento e nel matrimonio. Uno degli impegni più profondi e più belli della coppia è quello di maturare insieme. È un impegno difficile e facile a secondo dei punti di vista. È difficile perché comporta accettazione e attenzione verso l’altro, rispetto della volontà e della personalità dell’altro, capacità di riconoscere i propri limiti, ecc. È facile perché l’essere in due ha i suoi aspetti positivi: portare un peso in due diventa più facile, godere in due aumenta la capacità di gioire. Occorre insistere sulla maturazione in coppia perché è essenziale alla coniugalità che sta alla base di tutta la formazione di coppia. Non si insisterà mai abbastanza su questo continuo progredire dei due insieme: alcuni aspetti del vivere insieme si logoreranno con gli anni, i pregi della giovinezza passeranno col tempo, ma l’importante è il ricordare che l’uno e l’altra sono maturati e si sono realizzati attraverso l’esperienza "a due". 3) Le caratteristiche della maturità Molti matrimoni falliscono per l’immaturità di uno dei due o di tutti e due. Non si esige certamente che uno si sposi quando è totalmente maturo, perché a queste condizioni non si sposerebbe nessuno. Ma è necessario che coloro che si impegnano a vivere insieme siano in cammino verso questa maturazione personale e di coppia. Evidenziamo al cune caratteristiche, alcuni indici, di questa maturità. a) Vederci chiaro Uno è sulla strada della maturità quando acquista una visione netta e obbiettiva delle cose e delle persone e, in primo luogo, della persona che sceglie e ama come compagna di viaggio nella vita. Ai nostri giorni non è facile avere questa capacità. La fretta, l’agitazione, la superficialità ci fanno rischiare grosso: ci lasciamo guidare nelle scelte solo dalle apparenze. Si apprezza più il vestito che la persona che lo indossa, si guarda più all’auto sportiva o di lusso che a colui che siede al posto di guida. Ci si dimentica che l’essenziale di una persona è invisibile agli occhi. Vedere chiaro in se stessi comporta un certo sforzo di riflessione e l’accoglienza riconoscente dei consigli altrui perché siamo consapevoli dei nostri limiti. Bisogna fermarsi spesso a revisionare la propria vita da soli e in coppia. Oggi, in un mondo in cui tutti corrono (e i coniugi più degli altri), sembra ridicolo parlare di riflessione, di revisione di vita, di dialogo di coppia. Ma proprio perché siamo in questa situazione le cose non vanno tanto bene. b) Essere liberi Altra caratteristica di chi diventa adulto è la capacità di essere libero. Oggi siamo più liberi che in altre epoche della storia? Siamo liberi dai timori, dalla cattiveria, dalla violenza?. Certamente non possiamo superare e eliminare totalmente le ansie e le paure. Ma è pur vero che un adulto deve giungere a liberarsene per quanto può e diventare padrone delle sue pulsioni con il controllo di sé. Non è abbastanza libero chi crede di poter amare ogni giorno una donna diversa, chi crede di poter diventare padrone del mondo con il denaro o la violenza: essere adulti è libertà interiore dai condizionamenti e dalla negatività. "La verita vi farà liberi" ha detto Gesù. E la libertà interiore ci fa vivere secondo una scala di valori e ci fa sciegliere ciò che è bene anche per l’altro. Infine la libertà non può varcare il limite dell’onestà e si ferma rispettosa dove inizia la libertà dell’altro. c) Senso di responsabilità Un’altra caratteristica della maturità e il saper assumere delle responsabilità per sé e per altri. Libertà e responsabilità sono gli atteggiamenti autentici dell’adulto. Molti sono anagraficamente adulti, ma spesso si scrollano di dosso le loro responsabilità mostrandosi di volta in volta leggeri, disfattisti, infantili e scoraggiati. Vita di coppia è capacita di condividere insieme le responsabilità senza scaricarle totalmente sull’altro. Anche nella più felice e romantica delle ipotesi, lo sposarsi resta sempre un rischio. Ma è un rischio che val la pena di correre proprio confidando nell’amore che è più forte della morte. Il rischio fa parte di tutte le conquiste della vita e l’amore è la realtà più grande da conquistare. Vale la pena di assumersi il peso delle proprie responsabilità e rischiare tutto per il gusto di vivere e di amare. 4) Essere differenti per costruire l’unità Non e facile capire l’altro. Uomo e donna sono realmente differenti. Vi è però un punto certo e per noi cristiani irrinunciabile: uomo e donna sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Il che vuol dire che uomo e donna, nella loro diversità, esprimono il mistero delle relazioni tra le persone divine: e questo è tanto. Di più possiamo dire ben poco. Un individuo a sé, irripetibile, unico Nella vita di coppia un uomo concreto si incontra con una donna concreta. Essi sono unici. Hanno caratteristiche fisiche, psicologiche, morali e culturali che fanno di essi individui a sé stanti. È quindi naturale che uno incontrando l’altro noti le differenze e le apprezzi o si scontri dolorosamente con esse. Da queste differenze gradite o sgradite nascono le simpatie e le antipatie,le attrazioni o le repulsioni. Nel diverso, il bisogno dell’unità Le parole di Adamo quando incontra Eva "Questa è carne dalla mia carne e osso delle mie ossa" rivelano il bisogno dell’identità nella differenza. L’uomo esce dalla sua solitudine innaturale e pesante per entrare in rapporto con un’"altra", diversa, con la quale desidera formare una unità. L’unità è la conseguenza dell’incontro, e il cammino per realizzarla coincide con il cammino verso la maturazione affettiva. Per uscire da se stessi e aprirsi all’altro bisogna lasciare alle spalle tante cose e tante persone. La parola di Dio ce lo insegna: "L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola". Nel diverso, la ricchezza dell’unione Queste differenze personali contribuiscono allo sforzo dell’uscire da se stessi e di incontrarsi nell’altro differente. È la differenza che ci spinge ad accettare l’altro così com’è e senza la volontà di cambiarlo. Perché questa differenza è la ricchezza dell’unione. È la persona scelta,nella misura in cui resta differente e viene accolta come tale, diventa la misura della nostra capacità di relazione. La realtà dell’altro che mi sta davanti e spesso molto diversa da quella costruita nei sogni della giovinezza. La gamma delle diversità spesso è molto estesa, troppo estesa. Dopo il miracolo dell’estasi che accompagna l’innamoramento, tutte queste differenze possono sembrare inaccettabili e insormontabili. E allora che si fa? Bisogna amare l’altro per i suoi pregi, ma anche per rimediare alle sue carenze e riempire il suo vuoto di valori. Amore non è solo ricevere e contemplare: è soprattutto dare e, in molte circostanze, chiudere gli occhi per non vedere. Le differenze, alla fine, costituiscono la maggior ricchezza della coppia. È accettandosi nella diversità che l’uomo e la donna si ritrovano nell’unità. Tutti e due sono alla ricerca della propria identità che si riflette nell’altro, desiderato diverso, accolto diverso, amato diverso. 5) Maschio e femmina li creò: una sessualità per amare Le origini della sessualità coincidono con il programma di Dio nella creazione. "Dio creò l’uomo a sua immagine. Maschio e femmina li creò". Dio creatore ha creato un essere con la capacità di assomigliare a lui. Ci spieghiamo. Dio è essenzialmente rapporto perché è amore. Creando l’uomo a sua immagine e somiglianza, crea un essere capace di rapporti, capace di amare. E siccome Dio creatore ha creato l’uomo a sua immagine, ossia creatore, la relazione d’amore dell’uomo e della donna è feconda, capace di riprodurre il mistero della creazione. E questo lo possono fare solo attraverso la loro sessualità. Essere sessuati è capacità di rapporto d’amore, è essere a somiglianza di Dio-Amore. La sessualità è una caratteristica fondamentale della persona perché essere persona è avere la capacità di mettersi in relazione. La persona è un composto di valori fisici, psichici, morali, religiosi. La sessualità avrà quindi dei connotati fisici (diversità dei corpi), psichici (diversità delle dinamiche interiori), morali (diverse sfumature nel modo di aderire al bene o di fuggire il male), religiosi (tonalità differenti nel modo di vivere la medesima fede). Sarebbe dunque un errore grossolano limitare il concetto di sessualità alla sola realtà fisica: essa coinvolge tutti gli aspetti della persona. La sessualità è invito a uscire dalla solitudine I sessi sono due. Questo è già un invito implicito della natura a vivere l’esperienza della complementarietà ai diversi livelli della persona. La bipolarità sessuale include una vocazione. Se nascere significa essere chiamati a vivere, nascere sessuati significa essere chiamati a uscire dalla propria solitudine per instaurare un rapporto autentico tra persone. E un rapporto interpersonale è autentico quando è produttivo. Genitalità significa appunto questo: poter essere fecondi, poter maturare all’interno del rapporto d’amore una dimensione di fecondità. La genitalità per essere vissuta in modo umano va capita e orientata nel senso personalistico: non va considerata in senso esclusivamente biologico, ma vista nel complesso di tutte le componenti della persona. Si può essere fecondi in molte maniere: fisicamente o moralmente (es.: la adozione di un bambino e una fecondità morale), psichicamente o religiosamente (es.: il rapporto del celibe con Dio è fecondo di disponibilità verso i fratelli). La sessualità rimane un mistero Si dice che la paura sia la compagna dell’uomo. La paura della solitudine scandisce il tempo della vita personale; la paura della morte incombe inevitabile su tutti. Ebbene anche in quest’ambito la sessualità ha un ruolo da svolgere: una sana integrazione sessuale permette all’uomo di ridurre di molto tali paure. Come? Attraverso un autentico rapporto di persone si supera la paura della solitudine, attraverso la fecondità la coppia ha la persuasione di prolungarsi nei figli e di sconfiggere la morte. La sessualità è avvolta nel mistero. Essa rimane un mistero all’intelligenza umana, e non deve stupirci, perché scaturisce dal mistero dell’amore di Dio creatore, di cui è un riflesso e una partecipazione. Forse certi silenzi e una certa fatica nel comprendere a fondo il fatto sessuale, trovano la loro origine proprio in questo fatto: la sessualità è un mistero che ci supera di molto. Si ritorna così a Dio Amore e Vita che crea l’uomo maschio e femmina. La sessualità è un progetto firmato da Dio e consegnato all’uomo perché lo realizzi nel tempo. 6) Il segno della grande alleanza: il matrimonio-sacramento Nell’AT Dio comunica con il suo popolo attraverso espressioni che sono proprie del vocabolario dell’amore di coppia: il matrimonio diventa segno dell’amore di Dio per il suo popolo. È la storia dell’Alleanza. Questa parola "alleanza" spiega il significato del matrimonio come sacramento celebrato dalla Chiesa. Il matrimonio è un’alleanza Nel giorno delle nozze gli sposi si scambiano gli anelli. Questo gesto è simbolo di un’alleanza. Questa alleanza tra uomo e donna ha le sue origini all’inizio dell’umanità quando Dio creò la coppia. Dio creò la coppia a sua immagine: "Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gen 1,27). Quindi l’essere sessuati, l’essere maschio e femmina, è essere a immagine di Dio. Come? La risposta ci viene dalla conoscenza di Dio. Dio è amore. Dio è amore perché è rapporto di persone. Amare infatti e la capacità di entrare in rapporto con l’altro. L’uomo è creato a immagine di Dio che è essenzialmente rapporto interpersonale d’amore creativo. E per essere tale viene creato in coppia. L’uomo da solo è un essere incompleto. Dio stesso dice: "Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile". Allora Dio creò ogni sorta di animali a servizio dell’uomo. Ma il testo biblico continua: "Ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile". Il testo continua: "Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la con disse all’uomo. Allora l’uomo disse: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa". Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola" (Gen 2,18-24). Il matrimonio è un sacramento di salvezza Gli sposi sono i ministri del matrimonio. 0gnuno ha l’incarico di trasmettere la grazia all’altro. La comunione di beni personali che gli sposi si promettono nel giorno del matrimonio comprende anche il massimo dei beni per i credenti: l’amore di Dio. Il matrimonio cristiano è una vocazione "a due" per realizzare il regno di Dio a livello di coppia. Ci si salva grazie anche all’altro e non "nonostante l’altro". Il matrimonio è un sacramento di morte e di risurrezione 0gni sacramento è partecipazione al mistero della morte e risurrezione di Cristo. Morire per risorgere è la legge di tutta la vita cristiana, la legge dell’amore cristiano. La vita matrimoniale è drammatica e felice insieme: è morire per risorgere ogni momento. Rinunciare al proprio egoismo per amore dell’altro e morire e risorgere. Sopportare l’incomprensione e la trascuratezza purche l’altro sia felice, è morire e risorgere. Decidere di avere o non avere un figlio è morire e risorgere. Ecc... Tutti gli atti del vivere quotidiano degli sposi cristiani devono proclamare la morte e la risurrezione del Cristo vissuta dai cristiani nell’attesa della sua venuta. Questa è la via della santità e della gioia cristiana. La santità è infatti la gioia di vivere "nel Signore", il gusto di vivere in alleanza con Dio. Il matrimonio a immagine della grande alleanza Leggendo la Bibbia riusciamo a intravedere un misterioso filo conduttore che porta l’uomo, dalla creazione alla redenzione, verso una unione sempre più profonda con Dio: è la storia dell’alleanza nell’amore di Dio con il suo popolo. Una storia di fedeltà da parte di Dio e di infedeltà e pentimenti da parte dell’uomo. Leggiamo un solo brano dal profeta Osea (2,21-22). Dio dice al suo popolo: "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore". Si sta annunciando un grande mistero: Dio parla di fidanzamento e di matrimonio. Con la venuta di Cristo giunge anche il tempo delle nozze del Figlio di Dio con l’umanità: "Il regno dei cieli è simile a un re (Dio) che fece un banchetto di nozze per suo Figlio (Cristo che sposa l’umanità)" (Mt 22,2; cf. Lc 14,16). Durante l’ultima cena Gesù dichiara: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue che viene versato per voi" (Lc 22,20). Questa è l’alleanza definitiva, è il matrimonio che segue al lungo periodo di fidanzamento dell’AT. Il Figlio di Dio si unisce in modo indissolubile con tutta l’umanità che lo accoglie: è il matrimonio di Cristo con la sua Chiesa (cf. Ef 5,21-33). È su questo matrimonio di Cristo con la Chiesa che si innesta il matrimonio sacramento. Il matrimonio cristiano è la realizzazione concreta del matrimonio Cristo-Chiesa in una coppia di sposi che vivono il loro amore "nel Signore". Il percorso è talvolta faticoso e seminato di incertezze e delusioni. Ma soprattutto è un’esperienza di gioia esaltante perché è una storia d’amore: una storia d’amore umano e divino. 7) Armonia e donazione del matrimonio Il corpo è indispensabile per esprimere l’amore. Apprezzare il nostro corpo e quello degli altri è apprezzare l’opera di Dio creatore e vedere il mondo con gli ochhi stessi di Dio il quale guardando la creazione disse: "È molto bella e molto buona!" (cf. Gen 1,31). Il corpo non è un inciampo, una zavorra dell’anima, è lo strumento magnifico donatoci da Dio per manifestare i valori spirituali che diversamente rimarebbero inespressi in noi. Leggiamo nella GS n. 49: "Molti uomini della nostra epoca danno grande valore al vero amore tra marito e moglie che si manifesta in espressioni diverse secondo oneste usanze di popoli e tempi. Proprio perché atto eminentemente umano, essendo diretto da persona a persona con un sentimento che nasce dalla volontà, quell’amore abbraccia il bene di tutta la persona e perciò ha la possibilità di arricchire di particolare dignità i sentimenti dell’animo e le loro manifestazioni fisiche e di nobilitarli come elementi e segni speciali del l’amicizia coniugale". Chi comprende poi il mistero dell’Incarnazione si rende facilmente conto del motivo per cui Dio si è fatto uomo. Per amare. Il suo corpo è diventato segno di amore, di donazione, di sacrificio fino alla dedizione completa. Impegno di reciproca fedeltà Nella celebrazione del sacramento gli sposi si dicono reciproca mente: "Io prendo te come mia sposa (o mio sposo) e prometto d’esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita". La fedeltà è una delle esigenze più profonde dell’amore e dell’armonia. Ma non è una formula magica quella che si dice nel giorno del matrimonio. La fedeltà e l’armonia vanno conquistate prima e dopo il matrimonio con l’aiuto di Dio e la rinuncia al proprio egoismo. La felicità e la buona riuscita del matrimonio sono intimamente connesse con l’intesa che la coppia riesce ad avere sui problemi fondamentali della vita. La coppia deve imparare l’arte del dialogo sui valori fondamentali della vita per giungere ad una condotta di vita concreta. Volontà di conoscersi profondamente La conoscenza dell’altro, la scoperta dell’altro avviene gradualmente attraverso tutti i mezzi di comunicazione personale, soprattutto col dialogo. L’altro è diverso come sesso, mentalità, famiglia di provenienza, gusti, usi e costumi... Inoltre ognuno di noi ha un certo pudore nel comunicarsi agli altri, soprattutto quando il nostro interno segreto non è tutto oro che luccica. Il comunicare, il parlare, il dialogare sono i mezzi ordinari per imparare a conoscersi. E il conoscersi nell’amore e nella simpatia crea l’accordo profondo tra le persone. Volontà di accettarsi Bisogna accettare l’altro com’è, senza la pretesa di cambiarlo, di adattarlo ai nostri gusti o capricci. Bisogna riconoscere e accettare i propri limiti e specialmente il limite che non bisogna mai varcare: il rispetto della libertà dell’altro. L’accordo e il compromesso a cui bisogna arrivare devono essere sempre il risultato di due libertà, mai l’imposizione dell’uno sull’altro. L’io e il tu devono trovare il modo migliore per diventare il "noi". Un "noi" che è la coppia che vive in amore e in armonia. E queste coppie che stanno perfezionando in continuità la loro intesa non sono delle eccezioni. Sono una felice realtà di tutti i tempi e del nostro tempo. Il bene, a differenza del male, non fa rumore e non fa notizia. Il detto: "Fa più rumore una quercia che cade, che una foresta che cresce" può essere in qualche modo applicato alle coppie e alle famiglie del nostro tempo. Purtroppo le coppie che crollano rumorosamente sono più d’una, ma quelle che reggono, crescono e si realizzano nell’armonia e nell’amore sono "foresta" silenziosa che Dio benedice.

Il Santo Rosario del Vaticano...pregate con me!!!







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Esposizione dei misteri

Il Rosario è composto di venti "misteri" (eventi, momenti significativi) della vita di Gesù e di Maria, divisi dopo la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, in quattro Corone.

La prima Corona comprende i misteri gaudiosi (lunedì e sabato), la seconda i luminosi (giovedì), la terza i dolorosi (martedì e venerdì) e la quarta i gloriosi (mercoledì e domenica).

«Questa indicazione non intende tuttavia limitare una conveniente libertà nella meditazione personale e comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali e pastorali e soprattutto delle coincidenze liturgiche che possono suggerire opportuni adattamenti» (Rosarium Virginis Mariae, n. 38).

Per aiutare l'itinerario meditativo-contemplativo del Rosario, ad ogni "mistero" sono riportati due testi di riferimento: il primo della Sacra Scrittura, il secondo del Catechismo della Chiesa Cattolica.



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