mercoledì 25 marzo 2015

Ave Maria!

Ave Maria!

Ave, o Maria, piena di grazia,
santissima sposa dello Spirito Santo,
Madre dolcissima, beatissima donna
immacolata: carità perfetta,
purissima vergine: Sì dell'umanità!
Il Signore è con te: in te ha rivelato
la sua gloria e l'amore che abbraccia
tutte le creature nella Santissima
misericordia per l'umanità sofferente.
Tu sei benedetta fra le donne,
Regina dei cieli, abbracciaci
e proteggici col tuo bianco manto
risplendente di sole.
E benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù:
Tu soltanto col tuo sì immacolato
hai cullato il buon Gesù,
Nostro Signore e Santissimo Salvatore
dell'umanità peccatrice;
Tu soltanto col tuo sì
hai permesso tutto questo,
e in te il Padre e il Figlio
con lo Spirito Santo
si sono compiaciuti.
Santa Maria, Madre di Dio:
Tu sei Santa, Santissima
Vergine Maria, modello di santità,
perla del Paradiso e gloria dell'umanità;
Dio, che nel suo infinito amore
non ci abbandonò nel peccato,
ci diede Maria come madre
e Gesù come fratello,
ci chiede solo il nostro sì.
Prega per noi peccatori,
e per tutti quelli che non ti conoscono
o rifiutano il tuo amore,
che sono nelle tenebre
e non accettano la Verità
e la vera luce.
Adesso e nell'ora della nostra morte,
Vergine Santa, Madre nostra,
allarga il tuo manto,
proteggici dal nemico,
e con amore chiudici
gli occhi dolcemente.
Amen
Maria Maistrini

lunedì 16 marzo 2015

La passione del Signore descritta da un medico

LA PASSIONE DEL SIGNORE DESCRITTA DA UN MEDICO

Alcuni anni fa un dottore francese, Barbet, si trovava in Vaticano insieme con un suo amico, il dottor Pasteau. Nel circolo di ascoltatori c'era anche il cardinal Pacelli. Pasteau raccontava che, in seguito alle ricerche del dottor Barbet, si poteva ormai essere certi che la morte di Gesù in croce era avvenuta per contrazione tetanica di tutti i muscoli e per asfissia.
Il cardinal Pacelli impallidì. Poi mormorò piano:- Noi non ne sapevamo nulla; nessuno ce ne aveva fatto parola.
In seguito a quella osservazione Barbet stese per iscritto una allucinante ricostruzione, dal punto di vista medico, della passione di Gesù. Premise un'avvertenza:
«Io sono soprattutto un chirurgo; ho insegnato a lungo. Per 13 anni sono vissuto in compagnia di cadaveri; durante la mia carriera ho studiato a fondo l'anatomia. Posso dunque scrivere senza presunzione ».
«Gesù entrato in agonia nell'orto del Getsemani – scrive l'evangelista Luca – pregava più intensamente. E diede in un sudore come di gocce di sangue che cadevano fino a terra ». Il solo evangelista che riporta il fatto è un medico, Luca. E lo fa con la precisione di un clinico. Il sudar sangue, o ematoidròsi, è un fenomeno rarissimo. Si produce in condizioni eccezionali: a provocarlo ci vuole una spossatezza fisica, accompagnata da una scossa morale violenta, causata da una profonda emozione, da una grande paura. Il terrore, lo spavento, l'angoscia terribile di sentirsi carico di tutti i peccati degli uomini devono aver schiac­ciato Gesù.
Questa tensione estrema produce la rottura delle finis­sime vene capillari che stanno sotto le ghiandole sudori­pare… Il sangue si mescola al sudore e si raccoglie sulla pelle; poi cola per tutto il corpo fino a terra.
Conosciamo la farsa di processo imbastito dal Sine­drio ebraico, l'invio di Gesù a Pilato e il ballottaggio della vittima fra il procuratore romano ed Erode. Pilato cede e ordina la flagellazione di Gesù. I soldati spogliano Gesù e lo legano per i polsi a una colonna dell'atrio. La flagel­lazione si effettua con delle strisce di cuoio multiplo su cui sono fissate due palle di piombo o degli ossicini. Le tracce sulla Sindone di Torino sono innumerevoli; la maggior parte delle sferzate è sulle spalle, sulla schiena, sulla re­gione lombare e anche sul petto.
I carnefici devono essere stati due, uno da ciascun lato, di ineguale corporatura. Colpiscono a staffilate la pelle, già alterata da milioni di microscopiche emorragie del sudor di sangue. La pelle si lacera e si spacca; il sangue zampilla. A ogni colpo il corpo di Gesù trasale in un sopras­salto di dolore. Le forze gli vengono meno: un sudor freddo gli imperla la fronte, la testa gli gira in una verti­gine di nausea, brividi gli corrono lungo la schiena. Se non fosse legato molto in alto per i polsi, crollerebbe in una pozza di sangue.
Poi lo scherno dell'incoronazione. Con lunghe spine, più dure di quelle dell'acacia, gli aguzzini intrecciano una specie di casco e glielo applicano sul capo.
Le spine penetrano nel cuoio capelluto e lo fanno san­guinare (i chirurghi sanno quanto sanguina il cuoio ca­pelluto).
Dalla Sindone si rileva che un forte colpo di bastone dato obliquamente, lasciò sulla guancia destra di Gesù una orribile piaga contusa; il naso è deformato da una frattura dell'ala cartilaginea.
Pilato, dopo aver mostrato quello straccio d'uomo alla folla inferocita, glielo consegna per la crocifissione.
Caricano sulle spalle di Gesù il grosso braccio orizzon­tale della croce; pesa una cinquantina di chili. Il palo verti­cale è già piantato sul Calvario. Gesù cammina a piedi scalzi per le strade dal fondo irregolare cosparso di cottoli. I soldati lo tirano con le corde. Il percorso, fortunatamente, non è molto lungo, circa 600 metri. Gesù a fatica mette un piede dopo l'altro; spesso cade sulle ginocchia.
E sempre quella trave sulla spalla. Ma la spalla di Gesù è coperta di piaghe. Quando cade a terra la trave gli sfugge e gli scortica il dorso.
Sul Calvario ha inizio la crocifissione. I carnefici spo­gliano il condannato; ma la sua tunica è incollata alle piaghe e il toglierla è semplicemente atroce. Non avete mai staccato la garza di medicazione da una larga piaga contusa? Non avete sofferto voi stessi questa prova che richiede talvolta l'anestesia generale? Potete allora rendervi conto di che si tratta.
Ogni filo di stoffa aderisce al tessuto della carne viva; a levare la tunica, si lacerano le terminazioni nervose messe allo scoperto nelle piaghe. I carnefici dànno uno strappo violento. Come mai quel dolore atroce non provoca una sincope?
Il sangue riprende a scorrere; Gesù viene steso sul dorso. Le sue piaghe s'incrostano di polvere e di ghiaietta. Lo distendono sul braccio orizzontale della croce. Gli aguzzini prendono le misure. Un giro di succhiello nel legno per facilitare la penetrazione dei chiodi e l'orribile supplizio ha inizio. Il carnefice prende un chiodo (un lungo chiodo appuntito e quadrato), lo appoggia sul polso di Gesù; con un colpo netto di martello glielo pianta e lo ribatte saldamente sul legno.
Gesù deve avere spaventosamente contratto il viso. Nello stesso istante il suo pollice, con un movimento vio­lento, si è messo in opposizione nel palmo della mano: il nervo mediano è stato leso. Si può immaginare ciò che Gesù deve aver provato: un dolore lancinante, acutissimo che si è diffuso nelle sue dita, è zampillato, come una lingua di fuoco, nella spalla, gli ha folgorato il cervello il dolore più insopportabile che un uomo possa provare, quel­lo dato dalla ferita dei grossi tronchi nervosi. Di solito provoca una sincope e fa perdere la conoscenza. In Gesù no. Almeno il nervo fosse stato tagliato netto! Invece (lo si constata spesso sperimentalmente) il nervo è stato di­strutto solo in parte: la lesione del tronco nervoso rimane in contatto col chiodo: quando il corpo di Gesù sarà sospeso sulla croce, il nervo si tenderà fortemente come una corda di violino tesa sul ponticello. A ogni scossa, a ogni movimento, vibrerà risvegliando il dolore straziante. Un supplizio che durerà tre ore.
Anche per l'altro braccio si ripetono gli stessi gesti, gli stessi dolori.
Il carnefice e il suo aiutante impugnano le estremità della trave; sollevano Gesù mettendolo prima seduto e poi in piedi; quindi facendolo camminare all'indietro, lo addos­sano al palo verticale. Poi rapidamente incastrano il brac­cio orizzontale della croce sul palo verticale.
Le spalle di Gesù hanno strisciato dolorosamente sul legno ruvido. Le punte taglienti della grande corona di spine hanno lacerato il cranio. La povera testa di Gesù è inclinata in avanti, poiché lo spessore del casco di spine le impedisce di riposare sul legno. Ogni volta che Gesù sol­leva la testa, riprendono le fitte acutissime.
Gli inchiodano i piedi.
È mezzogiorno. Gesù ha sete. Non ha bevuto nulla né mangiato dalla sera precedente. I lineamenti sono tirati, il volto è una maschera di sangue. La bocca è semiaperta e il labbro inferiore già comincia a pendere. La gola è secca e gli brucia, ma Gesù non può deglutire. Ha sete. Un soldato gli tende, sulla punta di una canna, una spugna imbevuta di una bevanda acidula in uso tra i militari.
Ma questo non è che l'inizio di una tortura atroce. Uno strano fenomeno si produce nel corpo di Gesù. I muscoli delle braccia si irrigidiscono in una contrazione che va accentuandosi: i deltoidi, i bicipiti sono tesi e rilevati, le dita si incurvano. Si tratta di crampi. Alle cosce e alle gambe gli stessi mostruosi rilievi rigidi; le dita dei piedi si incurvano. Si direbbe un ferito colpito da tetano, in preda a quelle orribili crisi che non si possono dimenti­care. È ciò che i medici chiamano tetanìa, quando i crampi si generalizzano: i muscoli dell'addome si irrigidiscono in onde immobili; poi quelli intercostali, quelli del collo e quelli respiratori. Il respiro si è fatto a poco a poco più
corto. L'aria entra con un sibilo ma non riesce quasi più a uscire. Gesù respira con l'apice dei polmoni. Ila sete di aria: come un asmatico in piena crisi, il suo volto pallido a poco a poco diventa rosso, poi trascolora nel violetto purpureo e infine nel cianotico.
Gesù, colpito da asfissia, soffoca. I polmoni, gonfi d'arìa non possono più svuotarsi. La fronte è imperlata di sudore, gli occhi gli escono fuori dall'orbita. Che dolori atroci devono aver martellato il suo cranio!
Ma cosa avviene? Lentamente, con uno sforzo sovru­mano, Gesù ha preso un punto di appoggio sul chiodo dei piedi. Facendosi forza, a piccoli colpi, si tira su, allegge­rendo la trazione delle braccia. I muscoli del torace si distendono. La respirazione diventa più ampia e profonda, i polmoni si svuotano e il viso riprende il pallore primitivo.
Perché tutto questo sforzo? Perché Gesù vuole par­lare: « Padre, perdona loro: non sanno quello che fanno ». Dopo un istante il corpo ricomincia ad afflosciarsi e l'asfissia riprende. Sono state tramandate sette frasi di Gesù dette in croce: ogni volta che vuol parlare, Gesù dovrà sollevarsi tenendosi ritto sui chiodi dei piedi… Inimma­ginabile!
Uno sciame di mosche (grosse mosche verdi e blu come se ne vedono nei mattatoi e nei carnai), ronza attorno al suo corpo; gli si accaniscono sul viso, ma egli non puo scacciarle. Fortunatamente, dopo un po', il cielo si oscura, il sole si nasconde: d'un tratto la temperatura si abbassa. Fra poco saranno le tre del pomeriggio. Gesù lotta sempre; di quando in quando si risolleva per respirare. È l'asfissia periodica dell'infelice che viene strozzato e a cui si lascia riprendere fiato per soffocarlo più volte. Una tor­tura che dura tre ore.
Tutti i suoi dolori, la sete, i crampi, l'asfissia, le vibra­zioni dei nervi mediani, non gli hanno strappato un lamento. Ma il Padre (ed é l'ultima prova) sembra averlo abbandonato: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abban­donato?».
Ai piedi della croce stava la madre di Gesù. Potete immaginare lo strazio di quella donna?
Gesù dà un grido: « È finito ».
E a gran voce dice ancora: «Padre, nelle tue mani raccomando il miospirito ».
E muore.

PREGHIERA A GESU' CROCIFISSO

 

Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che, alla tua santissima presenza prostrato, ti prego con il fervore più vivo di imprimere nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati, e di proponimento di non offenderti, mentre io con tutto l'amore e la compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse dite, o mio Gesù, il santo profeta Davide: “Hanno trapassato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa”. Amen.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.
 
 Si concede al fedele che piamente recita, dopo la comunione, la predetta preghiera dinanzi all’immagine di Gesù Crocifisso, l'indulgenza plenaria nei singoli venerdì di Quaresima; e l 'indulgenza parziale in tutti gli altri giorni dell'anno
http://www.fede-vita-speranza.it/la-passione-del-signore-descritta-da-un-medico/

venerdì 6 marzo 2015

UNA SUGGESTIVA VIA CRUCIS

Questa suggestiva e inconsueta Via crucis è raffigurata nella Chiesa del Centro Fernandes attraverso delle riproduzioni fotografiche dell'originale di autore polacco.
La sequenza della Via Dolorosa è metaforicamente ambientata nei lager nazisti tra la folla dei detenuti e la Chiesa in preghiera tra cui si scorge il papa Giovanni Paolo II.
CLICCA SUI RIQUADRI PER VEDERE LE FOTO DELLE STAZIONI
I STAZIONE: Gesù è condannato a morte
II STAZIONE: Gesù è caricato della croce
III STAZIONE: Gesù cade la prima volta
IV STAZIONE: Gesù incontra la Madre
IV STAZIONE: Simone di Crene porta la croce di Gesù
VI STAZIONE: la Veronica asciuga il volto di Gesù
VII STAZIONE:Gesù cade la seconda volta
VIII STAZIONE: Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme
IV STAZIONE: Gesù cade la terza volta
X STAZIONE: Gesù è spogliato delle vesti
XI STAZIONE: Gesù è inchiodato sulla croce
XII STAZIONE: Gesù muore in croce
XIII STAZIONE: Gesù è deposto dalla croce
XIV STAZIONE: il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro
XV STAZIONE: Gesù è Risorto
Gesù risorto appare agli apostoli
Gesù risorto appare agli apostoli
Gesù Ascende al cielo

Il Santo Rosario del Vaticano...pregate con me!!!







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Esposizione dei misteri

Il Rosario è composto di venti "misteri" (eventi, momenti significativi) della vita di Gesù e di Maria, divisi dopo la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, in quattro Corone.

La prima Corona comprende i misteri gaudiosi (lunedì e sabato), la seconda i luminosi (giovedì), la terza i dolorosi (martedì e venerdì) e la quarta i gloriosi (mercoledì e domenica).

«Questa indicazione non intende tuttavia limitare una conveniente libertà nella meditazione personale e comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali e pastorali e soprattutto delle coincidenze liturgiche che possono suggerire opportuni adattamenti» (Rosarium Virginis Mariae, n. 38).

Per aiutare l'itinerario meditativo-contemplativo del Rosario, ad ogni "mistero" sono riportati due testi di riferimento: il primo della Sacra Scrittura, il secondo del Catechismo della Chiesa Cattolica.



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