domenica 30 settembre 2012

LA MADONNA CI PROTEGGA TUTTI!


LA MADONNA VI PROTEGGA TUTTI!


La nostra Bella Mamma del Cielo apre le braccia e il Cuore a tutti
quelli che la invocano e la cercano... Quante lacrime di gioia profonda si spargono nella Chiesa quando un peccatore si converte!

Quante benedizioni si levano a Dio in questi miracoli della grazia!
Non sempre noi ce ne accorgiamo, ma la Madre Celeste che produce nella Chiesa questa santa allegrezza è Maria! Oh, perché la devozione alla Madonna è così debole in tanti cuori? Perché tante case Cristiane vivono nello squallore della povertà spirituale,
mentre potrebbero essere arricchite dalla Celeste Stella del Cielo.
Maria Maistrini

lunedì 24 settembre 2012

La morte non è niente


La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace

S. Agostino

venerdì 14 settembre 2012

Oggi 15 settembre 2012 Mater Dolores

OGGI 15 SETTEMBRE: MATER DOLORES

La devozione cristiana è stata sempre sensibile ai dolori di Maria. La
sua vita è stata sempre accompagnata dalla sofferenza: ricordiamo la
prima visita di Maria con Gesù al Tempo e le parole del vecchio
Simeone, nelle quali le profetizza “una spada di dolore” (Lc 2,34s),
simbolo del cammino doloroso della Madonna. I vangeli raccontano altri
momenti dolorosi: la fuga in Egitto, la perdita e la dolorosa ricerca
del bambino Gesù perso a Gerusalemme (cf. Lc 2,48). I punto culminante
del dolore di Maria sono le ore tragiche della Passione del suo Figlio,
che cominciano con l’itinerario che va dal Pretorio fino alla morte in
croce nel Calvario, nelle quale Maria, come Madre e discepola,
accompagna Gesù, suo Figlio, nel cammino del Calvario, nella Vía
Crucis.

Stabat Mater Dolorosa

Ilpunto centrale della compassione dei fedeli verso i dolori di Maria sta
nella scena della Crocifissione del Signore nel Calvario e la presenza
di Maria ai piedi della Croce: “Stava presso la Croce sua Madre” (Gv
19,25) (“Stabat mater iuxta crucem”). Tutti sono fuggiti; Ella è
rimasta col suo Figlio, assistendolo nella sua agonia. Con questa
parola “stabat” San Giovanni ci ha dato più teologia che con tutto un
discorso: Maria sta ai piedi della croce, sta col suo Figlio, non gli
lascia solo nel momento de dolor, e sarà sempre con tutti i suoi figli,
che siamo noi, quando più ne avremmo bisogno. Il Vaticano II afferma
che la presenza di Maria presso la Croce del suo Figlio bisogna vederla
come formando parte di un “disegno divino” (LG 58). Paolo VI parla per
questo che in questa festa si rivive “un momento decisivo della storia
della salvezza e si venera alla Madre, “associata alla Passione del
Figlio”, che sta presso di Lui, elevato in croce” (Marialis cultus 7).

Presso la Croce del Figlio

Maria
sta sempre “in piedi” presso la Croce. La scena della Madre e Giovanni
ad ambedue i lati della croce è la scena più amata dai cristiani: al
vederla viene fuori un senso di dolore e di amore a Maria. Contempliamo
anche noi l’Addolorata col cuore trafitto da “la spada di dolore”: “a
te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35), le aveva profetato
l’anziano Simeone molti anni fa’. La statua della Madonna, dono del
Portogallo nel 1770, mostra a Maria che soffre per il suo Figlio.
L’Addolorata è l’immagine della profezia del dolore che si è adempiuta.
Nel Calvario questo doloro arriva al culmine della sopportabilità : “Voi
tutti che passate per la via, guardate e vedete se c’è dolore simile al
mio dolore, al dolore che mi tormenta” (Lam 1,12). E’ il dolore di una
madre che perde ingiustamente al suo unico Figlio, che è, allo stesso
tempo, suo Maestro, sua Guida, suo Dio, suo Tutto. “Ella, che è senza
peccato – diceva Giovanni Paolo II – nel Calvario conosce nel proprio
essere la sofferenza del peccato, che il Figlio prende su di sé per
salvare gli uomini”. Ci può essere un dolore simile al suo dolore? Lo
dicono chiaramente le parole della Lettera agli Ebrei le quali, sebbene
si riferiscono al Figlio, la Liturgia le applica anche alla Madre:
“offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che
poteva liberarlo da morte” (Ebr 5.7). E queste atre che l’autore della
stessa Lettera dice di Gesù: “proprio per essere stato messo alla prova
ed aver sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli
che subiscono la prova” (Eb 2,18) e che possono essere applicate anche
alla Madonna Addolorata che è il nostro modello e la consolatrice dei
figli che vivono nella sofferenza e nel dolore. Qui la Madre Addolorata
ricevette nelle sue braccia il corpo morto del suo Figlio, sceso dalla
Croce. Ecco la “Pietà”.

Maria, la credente

Maria
risponde alla sofferenza con una fede totale. La fede di Maria porta a
compimento la fede di Abramo; Ella è la credente per eccellenza: nel
Calvario, dice il Catechismo, “la Vergine realizza nel modo più
perfetto l’obbedienza della fede”. Tutta la sua vita è stata un
itinerario di fede, una peregrinazione di fede, che comincia a Nazaret:
dove Ella credete che “per Dio nulla è impossibile” (Lc 1,37) e arriva
al suo culmine nel Calvario. In tutta la sua vita Maria conserva
fedelmente la sua unione col Figlio. Questo itinerario arriva al suo
culmine nel Calvario dove, secondo Giovanni Paolo II, ha luogo “la più
profonda kenosi della fede nella storia della umanità” (Redemptoris
Mater 5). E nonostante tutto Maria crede; come Abramo sacrifica il suo
Figlio, l’annunciato salvatore del mondo, credendo che nulla è
impossibile a Dio, che “da la vita ai morti” (Rom 4,17) e che perciò è
capace di risuscitare il suo proprio Figlio. Maria nel Calvario offre
se stessa e il suo Figlio al Padre eterno per la salvezza del mondo:
“Beata la Vergine Maria che, senza morire, meritò la palma del martirio
presso la croce del Signore”, canta la Liturgia. Maria è associata al
mistero sofferente di Cristo, è “la compagna generosissima del Signore”
(LG 61). Maria nel Calvario è il modello del vero discepolo che
“ascolta e mette in pratica la parola di Dio” (Lc 11,27), del discepolo
che “segue Cristo portando la sua croce”, associata a Lui nel
sacrificio della croce per la redenzione del mondo. Con la sua fede,
come succedette ad Abramo, il quale credete “e diventò padre di molte
nazioni” (Rom 4,18), Maria diventò, seguendo a Gesù, “la madre di tutti
gli uomini”.

La maternità universale di Maria

“Gesù,
vedendo la madre e lì accanto il discepolo che egli amava, disse alla
Madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la
tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”
(Gv 19,25-27). Maria, la Madre di Gesù, è il Nuovo Israele, la figura
della Chiesa alla quale Gesù affida il discepolo amato; Ella è la
portavoce della volontà del Figlio: “fate quello che Lui vi dirà” (Gv
2,5); è la Madre del nuovo Israel che nasce nell’“ora” suprema del
Calvario. Nel Golgota Maria è stata data come Madre di tutti gli
uomini: è la madre spirituale del discepolo che l’accoglie come ha
accolto Gesú. E’ la madre di ciascuno dei discepoli: “Ecco il tuo
figlio!”, creando così una relazione speciale tra Maria e il discepolo,
la stessa relazione speciale che esiste tra la madre con ciascuno dei
propri figli. Donandosi filialmente a Maria, il cristiano, come
Giovanni, “accoglie tra le cose proprie” alla Madre di Cristo e La
introduce nello spazio della sua vita interiore, cioè, nel suo “io”
umano e cristiano, nella “sua casa”. E si capiscono bene le parole del
Concilio quando afferma che la Madre de Redentore “ha cura dei fratelli
del suo Figlio” (LG 62), “alla cui generazione ed educazione coopera”
(LG 63) con amore di Madre.

E’ vero, come diceva
Sant’Anselmo che “dal momento del suo fiat Maria cominciò a portarci a
tutti nel suo grembo”. Tuttavia è proprio qui, “nel Calvario di
Gerusalemme – come dice Giovanni Paolo II – dove la maternità di Maria
verso tutti gli uomini è vissuta da Essa in modo supremo” (TMA 54).
Infatti quando Gesù disse: “Donna, ecco i tuo figlio!”, in questo
momento Maria ci ha generato ad una vita nuova soffrendo col Figlio
crocifisso, offrendo al Padre la sua morte per la salvezza
dell’umanità. Maria, come la nuova Eva, come la Figlia di Sion, ci ha
dato alla luce qui, sul Calvario, tra gli spasmi del dolore. Maria
quindi in quel momento ha concepito e ha dato alla luce tutti coloro
che hanno accolto e fatto propria la parola del suo Figlio. Maria,
soffrendo col suo Figlio quando moriva sulla Croce, cooperò alla
redenzione ed è per questo “la nostra madre nell’ordine della grazia”
(LG 51).

Ecco il significato della festa e la ragione per la
quale siamo venuti qui. Oggi, ciascuno di noi può ripetere le parole
pronunciate da Giovanni Paolo II proprio sul Calvario, il 26 marzo
2000, davanti alla Madonna Addolorata: “Con Maria, Mater dolorosa,
continuammo ad stare all’ombra della croce e con Ella piangiamo per il
dolore di Gerusalemme e per i peccati de mondo”. Raccontano le antiche
cronache della Custodia di Terra Santa che l’immagine della Vergine
Addolorata correva il pericolo di essere bruciata nel terribile
incendio che danneggiò gravemente il Santo Sepolcro nel 1808. Si liberò
grazie al coraggio del fratello sacrestano Fra José Bueno, il quale
passò, abbracciato alla Madonna, tra le fiamme, senza esperimentare
alcuna bruciatura. Madre e figlio avevano adempiuto le parole di Gesù
sul Calvario! L’amore alla nostra Madre ci farà superare le più grandi
difficoltà! Basta affidarci a Maria!

Maria e la preghiera incessante sono la scala che portano al Cielo.

La pace, l'Amore di Cristo e della dolcissima Mamma Celeste scenda su tutti voi e con voi resti sempre.

Maria Maistrini

Il Santo Rosario del Vaticano...pregate con me!!!







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Esposizione dei misteri

Il Rosario è composto di venti "misteri" (eventi, momenti significativi) della vita di Gesù e di Maria, divisi dopo la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, in quattro Corone.

La prima Corona comprende i misteri gaudiosi (lunedì e sabato), la seconda i luminosi (giovedì), la terza i dolorosi (martedì e venerdì) e la quarta i gloriosi (mercoledì e domenica).

«Questa indicazione non intende tuttavia limitare una conveniente libertà nella meditazione personale e comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali e pastorali e soprattutto delle coincidenze liturgiche che possono suggerire opportuni adattamenti» (Rosarium Virginis Mariae, n. 38).

Per aiutare l'itinerario meditativo-contemplativo del Rosario, ad ogni "mistero" sono riportati due testi di riferimento: il primo della Sacra Scrittura, il secondo del Catechismo della Chiesa Cattolica.



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