venerdì 23 aprile 2010

Vieni Signore Gesù, e donaci la tua pace

Vieni Signore Gesù, e donaci la tua pace
Vieni Signore Gesù, e donaci la tua pace!

Venga il tuo regno, o Gesù, e da un capo all’altro del mondo rifulga la tua gloria! Ti chiamiamo con tutte le forze dell’anima, perché siamo stanchi di questo
mondo scellerato che non conosce più limiti nei suoi delitti. Vieni! Su questa immane tempesta! Tu solo puoi levarti e imporre la pace, la tua pace, perché qualunque altra pace è solo un armistizio di guerra.
Vieni! La Chiesa la tua sposa, ti chiama a gran voce nella sua preghiera liturgica, e Tu non puoi non ascoltarla. Chiama le pecorelle smarrite nell’unico tuo ovile, prendi nelle tue mani il vincastro amoroso, guidale ai pascoli sempre ubertosi e sempre freschi nella tua Chiesa!
Vieni! Prepara la tua Mensa eucaristica alle anime affamate, e manda i tuoi angeli e i tuoi servi fedeli a forzare le anime restie: Compelle entrare, spingile ad
entrare. Vieni! Donaci il latte del tuo amore, affinché siamo saziati di te, e ti seguiamo fino ai pascoli eterni!
Vieni da grande trionfatore, trionfando nel tuo dolcissimo amore, e la terra, esilio penoso, si muterà in un’oasi di pace!
O Re divino che ascendesti sui cieli nel trionfo della tua vittoria, vieni a liberarci dalla confusione delle apostasie che credono di avanzare trionfanti; arrestale con mano potente, stritola i loro idoli, rovescia i loro altari, spegni i loro fuochi, dissipa le loro infami libagioni; avanzati,
procedi, regna Tu solo, o Re della gloria. Amen!

Don Dolindo Ruotolo

venerdì 16 aprile 2010

Madre della speranza

Madre della speranza

Madre della Speranza


O tu che nell’instabilità continua della vita presente
t’accorgi di essere sballottato tra le tempeste
senza punto sicuro dove appoggiarti,
tieni ben fisso lo sguardo al fulgore di questa stella
se non vuoi essere travolto dalla bufera.
Se insorgono i venti delle tentazioni
e se vai a sbattere contro gli scogli delle tribolazioni,
guarda la stella, invoca Maria!
Se i flutti dell’orgoglio, dell’ambizione,
della calunnia e dell’invidia
ti spingono di qua e di là, guarda la stella, invoca Maria!
Se l’ira, l’avarizia, l’edonismo
squassano la navicella della tua anima,
volgi il pensiero a Maria!
Se turbato per l’enormità dei tuoi peccati,
confuso per le brutture della tua coscienza,
spaventato al terribile pensiero del giudizio,
stai per precipitare nel baratro della tristezza,
e nell’abisso della disperazione, pensa a Maria!
Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità,
pensa a Maria, invoca Maria!
Maria sia sempre sulla tua bocca e nel tuo cuore.
E per ottenere la sua intercessione, segui i suoi esempi.
Se la segui non ti smarrirai,
se la preghi non perderai la speranza,
se pensi a lei non sbaglierai.
Sostenuto da lei non cadrai,
difeso da lei non temerai,
con la sua guida non ti stancherai,
con la sua benevolenza giungerai a destinazione.

San Bernardo

giovedì 8 aprile 2010

Tommaso, metti qua la tua mano e credi!


Omelia del giorno 11 Aprile 2010

II Domenica di Pasqua (Anno C)

Tommaso, metti qua la tua mano e credi!

Fino a poco tempo fa, questa seconda domenica di Pasqua era detta 'IN ALBIS', ossia, quanti nella notte di Pasqua erano 'risorti a vita nuova' nel Battesimo o nella conversione della vita, a significare la loro 'nuova vita in Cristo', indossavano una veste bianca, che conservavano per una settimana e deponevano in questa domenica, anche se in realtà erano tenuti, partecipando sempre dello Spirito del Risorto, a conservarla integra, nella vita, fino alla resurrezione dopo la morte.

Se facciamo attenzione, nel rito del Battesimo, dopo aver ricevuto il sacramento, e quindi essere `risorti', il ministro del Battesimo fa indossare al neobattezzato una piccola veste bianca, invitando a non deporla mai con la vita.

C'è da chiedersi se conserviamo quella veste battesimale, ancora oggi, magari stazzonata o sporca per le nostre debolezze, ma con la volontà di non deporla mai?!

In fondo il Mistero pasquale della Resurrezione, dovrebbe essere presente e vissuto e, anche se con tante debolezze e incertezze, accompagnarci nella vita come 'stella polare' delle nostre scelte. Afferma Paolo VI, che ci accompagna sempre nelle nostre riflessioni:

"Così grande, così importante per noi è il fatto della resurrezione di Gesù, che, come la Chiesa prolunga per alcune settimane la meditazione su di essa e ravvisa nell'avvenimento della passione, morte e resurrezione del Signore Gesù, il Mistero per eccellenza, così noi cristiani, rinnovati dalla sua recente celebrazione, sostiamo ancora una volta sulla riflessione, per chiederci qual è il nostro rapporto tra Cristo Risorto e noi. Cosa ci resta di Gesù Risorto. La questione non è una curiosità vana. È una domanda essenziale per la nostra fede e la nostra vita religiosa. Che cosa resta di Gesù Risorto in noi? È presente in noi e come? Le ultime parole di Gesù, registrate da Matteo, ci attestano una cosa meravigliosa. Nell'atto di scomparire dallo sguardo dei suoi discepoli, Gesù disse: 'Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo'. Dunque Gesù continua la Sua Pasqua, oggi. Sta a noi partecipare, anche se è grande ma necessaria fatica sostenuta dalla Grazia sentire e vivere il Mistero della Pasqua nella vita quotidiana. È possibile? Direi necessaria per dare alla vita quel senso di eternità con Cristo che è la verità dell'esperienza".

Il Vangelo di oggi ci prende per mano per superare le debolezze della natura così ansiosa di un vero domani. Racconta l'apostolo Giovanni:

"La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano gli apostoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: 'Pace a voi!: Detto questo mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono nel vedere il Signore Gesù disse loro di nuovo: 'Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: 'Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi'. Tommaso, uno dei dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: 'Abbiamo visto il Signore. Ma egli disse loro: 'Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi, e non metto la mano nel suo costato, non crederò'.

Otto giorni dopo (oggi per noi) i discepoli erano di nuovo a casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse; si fermò in mezzo a loro e disse: 'Pace a voi. Poi disse a Tommaso: 'Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani, stendi la tua mano e mettila nel mio costato e non essere più incredulo, ma credente!'. Rispose Tommaso: `Mio Signore e mio Dio!'. Gesù gli disse: 'Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!

Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché credendo abbiate la vita nel Suo Nome". (Gv. 20, 19-31)

Possiamo immaginare lo stupore degli apostoli nel vedere ciò che mai avrebbero potuto immaginare, ossia che un morto possa risuscitare.

Ma se vogliamo è anche il nostro stupore quando riflettiamo che 'forse' la vita non finisce qui. Confusi di fronte alla prospettiva di una vita senza domani e senza sapore, quando all'improvviso scopriamo che va oltre con la resurrezione, davvero questo Mistero dà quel senso alla vita che cambia tutto in noi.

Altro è vivacchiare, passando da un'esperienza all'altra, senza mai essere felici, altro è sapere con certezza che, se vivremo nella fede di Tommaso, tutto prende altra forma.

In fondo il nostro domani è sempre quello che ci interpella ed è un domani che non ha un suo traguardo solo qui su questa terra, ma va oltre, e lo sentiamo profondamente nel cuore, anche se a volte qualcuno non vuole ammetterlo!

È questa non accoglienza della verità che crea le incertezze di tanti, che sembrano dare ragione alle parole di Tommaso: 'Se non metto le mie mani nelle piaghe... .'

Ma se ci apriamo al 'dubbio' – quello vero, riguardante le nostre 'scientifiche', pregiudiziali, `troppo terra, terra' certezze – disposti ad accogliere la Verità, anche a noi Gesù si fa presente e mostra i segni della Sua Resurrezione e anche noi diremo: 'Signore, mio Dio!'.

Per gli Apostoli, come per noi, da quel momento la prospettiva cambia.

Essi avevano lasciato tutto per seguire Gesù, lasciando alle spalle le poche sicurezze che offre la vita. C'era stato il momento della prova nella passione e morte del Maestro, come un sogno, forse, di felicità terrena svanita e la grande paura del fallimento e di una fine come quella del Maestro.

Ma poi tutto è cambiato.

Ora sanno, e anche noi lo comprendiamo, che cosa significhi seguire Gesù,

Vuol dire andare dove Lui è andato, essere magari scherniti, essere uccisi... ma è soprattutto partecipare alla gloria del Maestro, che li ha, ci ha chiamati a seguirlo, fino a risorgere con Lui. È la vocazione di tutti coloro che sono stati 'chiamati da Gesù nel Battesimo', sempre che Lo seguiamo.

Ma Gesù non si limita a confermare i suoi nella fede in Lui; apparendo loro li fa partecipi della Sua missione tra di noi, consegnando loro, addirittura, `le chiavi del Regno': 'Tutto quello che voi rimetterete, sarà rimesso'.

Così là dove Gesù risorge inizia la resurrezione degli uomini; là dove si manifesta la gioia, la pace del Signore, questa è estesa a tutti gli uomini.

Gli apostoli sentono ormai di appartenere a quella Resurrezione, di essere inondati da quella gioia, da quella pace, ma nello stesso tempo ricevono il mandato di farne parte all'intera umanità. Il dubbio di Tommaso sembra proprio la provocazione dell'uomo che di fronte a tanto ineffabile Mistero contrappone le sue certezze, ed è accettata da Gesù, per dare una ulteriore conferma alla Resurrezione.

E Tommaso rappresenta molto noi.

C'è troppa gente, magari battezzata e quindi chiamata alla resurrezione, che vive, ma senza pensare al domani che l'attende e neppure si dà pensiero del dopo.

È triste vivere così, è riduttivo...è drammatico, angosciante.

Spiega forse il fallimento di tanti nella vita, che ricorrono al suicidio e di tanti che si disperano interiormente perché non trovano la ragione e il senso del vivere, quasi la vita fosse una maledizione e non una meravigliosa opportunità, una vocazione alla felicità piena con Dio e con gli altri.

È facile incontrare persone così, vanificate o distrutte dentro.

Ne ho incontrate nella mia vita di pastore e si rimane senza parole, perché di fronte a queste tragedie dell'anima, l'unico atteggiamento è l'ascolto... è la preghiera. , . nell'attesa che Gesù si affacci e trovi spazio nel loro cuore per dire: 'La pace sia con te.

Sono tanti questi 'smarriti' tra di noi.

È il dolore di noi pastori che spesso non riusciamo a raggiungerli, perché spesso rifiutano di essere raggiunti.

In questo caso non sono paragonabili a Tommaso: egli non ha rinunciato a stare con gli altri apostoli ed è lì che Gesù lo ha cercato e trovato... ed è rinata la gioia.

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A volte, è vero, ci sentiamo cosi miseri e confusi nella nostra vita di cristiani, che proviamo un senso di smarrimento, quasi di averLo perso e ci ritroviamo 'abbattuti e nascosti', come gli Apostoli.

Ricordiamocelo sempre: nella vita non c'è peggior scelta di quella di chiudere la porta del cuore in faccia a Dio o di perdere la fiducia in Lui, nel dono della Sua Resurrezione, tanto da credere che parlare di Pasqua sia qualcosa che non ci appartiene.

Noi pastori vorremmo 'usare le chiavi del Regno' per aprirlo a tutti, rimettendo i peccati.

Ma quanta fatica. Una fatica però necessaria se si ama l'uomo ovunque sia, comunque sia. Vorremmo che la Pasqua fosse la festa per tutti e non resta che pregare e amare.

Lo faccio con le parole di Madre Teresa di Calcutta:

"Signore, Ti prego dona luce agli smarriti e disperati

per vedere la cupa profondità della loro tentazione.

Dà loro il Tuo amore affinché possano almeno intravedere

le ricchezze che Tu hai preparato per tutti noi.

Infondi in loro lo Spirito Santo

affinché possano vedere che Tu hai bisogno di loro

e li ami ed hanno ancora uno scopo nella vita,

quello di trasmettere l'amore e la misericordia che hai per loro.

Dà loro la speranza per il futuro e lasciali vivere, Signore".

Mons. Riboldi

sabato 3 aprile 2010

Pasqua di Risurrezione del Signore


Domenica 04 Aprile 2010

LA PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE



Pasqua di Risurrezione del Signore

Dal Messaggio « Urbi et Orbi » di Sua Santità Benedetto XVI

(Pasqua 2009) :

Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero!

Formulo di cuore a voi tutti l’augurio pasquale con le parole di sant’Agostino: “Resurrectio Domini, spes nostra – la risurrezione del Signore è la nostra speranza” (Agostino, Sermo 261, 1). Con questa affermazione, il grande Vescovo spiegava ai suoi fedeli che Gesù è risorto perché noi, pur destinati alla morte, non disperassimo, pensando che con la morte la vita sia totalmente finita; Cristo è risorto per darci la speranza (cfr ibid.).

In effetti, una delle domande che più angustiano l’esistenza dell’uomo è proprio questa: che cosa c’è dopo la morte? A quest’enigma la solennità odierna ci permette di rispondere che la morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. E questa nostra certezza non si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede: Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest’annuncio sta nel cuore del messaggio evangelico. Lo dichiara con vigore san Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. E aggiunge: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,14.19). Dall’alba di Pasqua una nuova primavera di speranza investe il mondo; da quel giorno la nostra risurrezione è già cominciata, perché la Pasqua non segna semplicemente un momento della storia, ma l’avvio di una nuova condizione: Gesù è risorto non perché la sua memoria resti viva nel cuore dei suoi discepoli, bensì perché Egli stesso viva in noi e in Lui possiamo già gustare la gioia della vita eterna.

La risurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua “pasqua”, il suo “passaggio”, che ha aperto una “nuova via” tra la terra e il Cielo (cfr Eb 10,20). Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile: Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del Venerdì è stato deposto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba. Infatti all’alba del primo giorno dopo il sabato, Pietro e Giovanni hanno trovato la tomba vuota. Maddalena e le altre donne hanno incontrato Gesù risorto; lo hanno riconosciuto anche i due discepoli di Emmaus allo spezzare il pane; il Risorto è apparso agli Apostoli la sera nel Cenacolo e quindi a molti altri discepoli in Galilea.

L’annuncio della risurrezione del Signore illumina le zone buie del mondo in cui viviamo. Mi riferisco particolarmente al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell’esistenza umana. È un fatto che se Cristo non fosse risorto, il “vuoto” sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Se togliamo Cristo e la sua risurrezione, non c’è scampo per l’uomo e ogni sua speranza rimane un’illusione. Ma proprio oggi prorompe con vigore l’annuncio della risurrezione del Signore, ed è risposta alla ricorrente domanda degli scettici, riportata anche dal libro di Qoèlet: “C’è forse qualcosa di cui si possa dire: / Ecco, questa è una novità?” (Qo 1,10). Sì, rispondiamo: nel mattino di Pasqua tutto si è rinnovato. “Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa” (Sequenza pasquale). Questa è la novità! Una novità che cambia l’esistenza di chi l’accoglie, come avvenne nei santi. Così, ad esempio, è accaduto per san Paolo.

Più volte, nel contesto dell’Anno Paolino, abbiamo avuto modo di meditare sull’esperienza del grande Apostolo. Saulo di Tarso, l’accanito persecutore dei cristiani, sulla via di Damasco incontrò Cristo risorto e fu da Lui “conquistato”. Il resto ci è noto. Avvenne in Paolo quel che più tardi egli scriverà ai cristiani di Corinto: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17). Guardiamo a questo grande evangelizzatore, che con l’entusiasmo audace della sua azione apostolica, ha recato il Vangelo a tante popolazioni del mondo di allora. Il suo insegnamento e il suo esempio ci stimolano a ricercare il Signore Gesù. Ci incoraggiano a fidarci di Lui, perché ormai il senso del nulla, che tende ad intossicare l’umanità, è stato sopraffatto dalla luce e dalla speranza che promanano dalla risurrezione. Ormai sono vere e reali le parole del Salmo: “Nemmeno le tenebre per te sono tenebre / e la notte è luminosa come il giorno” (139[138],12). Non è più il nulla che avvolge ogni cosa, ma la presenza amorosa di Dio. Addirittura il regno stesso della morte è stato liberato, perché anche negli “inferi” è arrivato il Verbo della vita, sospinto dal soffio dello Spirito (v. 8).

Se è vero che la morte non ha più potere sull’uomo e sul mondo, tuttavia rimangono ancora tanti, troppi segni del suo vecchio dominio. Se mediante la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male, ha però bisogno di uomini e di donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore. [...]

Resurrectio Domini, spes nostra! La risurrezione di Cristo è la nostra speranza! Questo la Chiesa proclama oggi con gioia: annuncia la speranza, che Dio ha reso salda e invincibile risuscitando Gesù Cristo dai morti; comunica la speranza, che essa porta nel cuore e vuole condividere con tutti, in ogni luogo, specialmente là dove i cristiani soffrono persecuzione a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace; invoca la speranza capace di suscitare il coraggio del bene anche e soprattutto quando costa. Oggi la Chiesa canta “il giorno che ha fatto il Signore” ed invita alla gioia. Oggi la Chiesa prega, invoca Maria, Stella della Speranza, perché guidi l’umanità verso il porto sicuro della salvezza che è il cuore di Cristo, la Vittima pasquale, l’Agnello che “ha redento il mondo”, l’Innocente che “ha riconciliato noi peccatori col Padre”. A Lui, Re vittorioso, a Lui crocifisso e risorto, noi gridiamo con gioia il nostro Alleluia ! © Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

Per & il Messaggio completo è "Urbi et Orbi" - Pasqua 2009



Fonte : vatican.va ("RIV.").

venerdì 2 aprile 2010

Via Crucis con Giovanni Paolo II

VIA CRUCIS CON GIOVANNI PAOLO II

Desideriamo perseverare nella preghiera con Maria, Madre del nostro Signore e Mae­stro: con Te, Madre della speranza. Affidiamo e offriamo a Te, ancella del Signore, tutto il patrimonio del Vangelo, del­la Croce, della Risurrezione di cui noi tutti siamo testimoni, apostoli. dall'omelia nella basilica di nostra Signora di Guadalupe, Messico, 27 gennaio 1979.

Vi prego: conservate la fedeltà a Cristo, alla Sua Croce, alla Chiesa e ai Suoi pastori. dal discorso ai polacchi, 23 ottobre 1978.

Prima Stazione: GESU' E' CONDANNATO A MORTE

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Pilato fece condurre fuori Gesù, e sedette in tribunale. Disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma essi gridarono: «Via, via, crocifig­gilo!». Pilato domandò loro: « Dovrò croci­figgere il vostro re? ». Risposero i gran sacer­doti: « Noi non abbiamo altro re che Cesare ». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Gv. 19, 13-16

DALLA PAROLA DEL PAPA

Il Cristo-Figlio di Dio ha accettato la morte come necessità di natura, come parte inevita­bile della sorte dell'uomo sulla terra. Gesù Cri­sto ha accettato la morte come conseguenza del peccato. Gesù Cristo ha accettato la morte in pegno di ubbidienza a Dio, al fine di resti­tuire allo spirito umano il pieno dono dello Spirito Santo. Gesù Cristo ha accettato la mor­te per vincere la morte nella essenza stessa del suo perenne mistero. dall'omelia per il mercoledì delle ceneri, 28 feb­braio 1979.

Preghiamo: Guarda, Signore, questa tua famiglia, per la quale il Figlio tuo non ha esitato a consegnar­si nelle mani dei carnefici e a patire il suppli­zio della croce.. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Stabat Mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa dum pendebat Filius.

Seconda Stazione: GESU' E' CARICATO DELLA CROCE

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

I Giudei presero Gesù e lo condussero via dal pretorio. Ed egli, portando su di sé la croce, uscì verso il luogo, detto Cranio, in ebraico Golgota. Gv. 19, 16

DALLA PAROLA DEL PAPA

Gesù il Cristo andò verso la morte con tutta la sua consapevolezza messianica. Sapeva che portava in se stesso e sulla sua croce il de­stino dell'umanità intera e del mondo. Fla­gellato, coronato di spine per ludibrio, portò sul monte Calvario, insieme con tutto il peso della Croce, la verità della umana sofferenza, dell'umiliazione, del vituperio, delle torture, dell'agonia e della morte. da Segno di contraddizione, Milano 1977, p. 98

Preghiamo: Dio, nostro Padre, nella tua bontà hai voluto che il nostro Salvatore patisse la morte di cro­ce per dare l'esempio di umiltà agli uomini, concedi che diveniamo discepoli della sua pas­sione e partecipi della sua risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Cuius animam gementem contristatam et dolentem pertransivit gladius.

Terza Stazione: GESU' CADE LA PRIMA VOLTA

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

E condussero Gesù ad essere crocifisso. Mt. 27, 31

Egli ha portato i nostri mali, egli ha soppor­tato i nostri dolori: e noi lo abbiamo consi­derato un battuto, colpito da Dio e umiliato. Ma egli è trafitto per le nostre prevaricazio­ni, è colpito per i nostri peccati; il castigo che ci avrebbe apportato la salute è ricaduto sopra di lui e nelle sue piaghe sta la guari­gione per noi. Is. 53, 4-5

DALLA PAROLA DEL PAPA

Il Cristo f u il segno al quale ci si opponeva, e questa opposizione non ci stupisce; voglia­mo solo unirci a Lui ancora di più. Prendiamo questa opposizione su di noi, per­ché è un'opposizione al bene, alla salvezza degli uomini, alla loro eterna unione a Dio. Preghiamo di essere sempre fedeli al Cristo, preghiamo perché i nostri giovani gli siano sempre fedeli. dal discorso alla processione del Corpus Domini in Cracovia, 13 giugno 1976.

Preghiamo: O Dio onnipotente, guarda all'umanità, sfini­ta per una debolezza mortale, e concedile di riprendere vita per la Passione del tuo unico Figlio che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... O quam tristis et afflicta fuit illa benedica Mater Unigeniti!

Quarta Stazione: GESU' INCONTRA SUA MADRE

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Simeone parlò a Maria, sua madre: « Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima ». Lc. 2, 34-35

DALLA PAROLA DEL PAPA

Gesù Cristo - vero Dio e vero Uomo - era si­curo di sua Madre nello svolgere la sua mis­sione, nel quadro del suo grande dovere, e nel compiere la volontà del Padre. Era sicuro di

sua Madre... Era sicuro del suo cuore, di quel cuore, cioè, che lo aiutò ad esprimere in ma­niera umana, nelle categorie del pensare e sentire umano, il grande cuore del Padre.

Quel cuore di madre non lo deluse nella dif­ficile ora del Getsemani e del Calvario. Egli l'ebbe infatti vicino a sé sulla strada che con­duceva dal pretorio di Pilato al monte Calva­rio quando portò la croce, e nel momento del suo ultimo respiro. da Segno di contraddizione, Milano 1977, p. 82

Preghiamo: O Padre, che hai voluto che accanto al tuo Figlio fosse presente la sua Madre addolorata, fa' che la tua santa Chiesa, associata con lei alla passione d? Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Tutti: Ave, Maria... Quae moerebat et dolebat pia Mater, dum videbat, nati poenas incliti.

Quinta Stazione: SIMONE DI CIRENE PORTA LA CROCE DI GESU'

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Al­lora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, a portare la croce. Mc. 15, 20-21

DALLA PAROLA DEL PAPA

Sulle spalle di Gesù c'è il peso della croce! Lo strumento della propria sorte, il segno del disonore e, innanzitutto, un enorme peso. Pe­so, sotto il quale Gesù cade. Gli stessi perse­cutori devono cercare qualcuno che lo aiuti, che insieme con Lui porti la croce sul posto dell'esecuzione. Il portare il peso... Il portare la croce... Forse in quest'istante appaiono da­vanti ai nostri occhi uomini caricati in ma­niera simile, i prigionieri dei campi di stermi­nio, che portano sulle loro spalle nelle cave di pietra massi di peso enorme, oppure altri che sono messi al tiro di macchine pesanti invece degli animali. La storia del XX secolo cono­sce ormai tanti quadri del genere. da Segno di contraddizione, Milano 1977, p. 89

Preghiamo: Previeni, o Signore, le nostre azioni con la tua ispirazione e accompagnale con il tuo aiu­to; e fa' che ogni nostra preghiera e lavoro in­cominci sempre da te, e iniziato con te, si concluda ancora per te. Per Cristo nostro Si­gnore. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Quis est homo qui non fleret, Matrem Christi si videret in tanto supplicio?

Sesta Stazione: IL VOLTO SANTO DI GESU'

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Molti erano spaventati nel vederlo, tanto il suo aspetto era sfigurato: non aveva più l'a­spetto di un uomo. Is. 52, 14

DALLA PAROLA DEL PAPA

La Chiesa ci esorta a soffermarci in modo del tutto particolare, ed eccezionale accanto a Cristo, solo presso di Lui. Ci esorta a sforzar­ci - come san Paolo - a « non sapere altro... se non Gesù Cristo e questi crocifisso» (1 Cor. 2,2).

Tale esortazione, la Chiesa la rivolge a tutti: non soltanto a tutte le comunità dei credenti, a tutti i seguaci di Cristo, ma anche a tutti gli altri. Fermarsi davanti a Cristo che soffre, ritrovare in se stesso la solidarietà con Lui - ecco il dovere e il bisogno di ogni cuore umano, ecco la verifica della sensibilità uma­na. In ciò si manifesta la nobiltà dell'uomo. dal discorso all'udienza generale, 11 aprile 1979

Preghiamo: Guarda, o Padre, il volto del tuo Cristo, che ha dato se stesso per salvare l'umanità; e fa' che dall'oriente all'occidente sia glorificato il suo nome tra i popoli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Quis non posset contristari, Christi Matrem contemplari, dolentem cum Filio?

Settima Stazione: GESU' CADE LA SECONDA VOLTA

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Tutti noi andavamo, come pecore, errando: ciascuno deviava per la sua strada: ma il Si­gnore ha posto sopra di lui l'iniquità di tutti. Is. 53, 6

DALLA PAROLA DEL PAPA

Gesù ci ha parlato di Dio, e forse con quel­l'unica frase della preghiera nel Getsemani, o con le sue sette parole pronunciate sulla cro­ce, ci ha detto chi è Dio ancor più che non in tutto il Vangelo. La rivelazione di Dio di­venta penetrante proprio per il fatto che Egli « pur essendo di natura divina... spogliò se stesso assumendo la condizione di servo » (Fil. 2,6s).

La penetrante rivelazione della giustizia e, insieme, dell'amore, che è la misericordia. Giustizia, amore, misericordia sarebbero ri­masti concetti senza un contenuto ultimo e de­finitivo, se non ci fosse stata questa Passione e questa Croce.

Occorreva la rivelazione di questa estrema « debolezza » di Dio, perché si potesse mani­festare che cosa è la Sua Potenza. dall'Angelus domenicale, 8 aprile 1979

Preghiamo: Signore Gesù, ti preghiamo per la tua Chie­sa, per la quale ti sei offerto in sacrificio, per santificarla e purificarla nel lavacro dell'ac­qua nella parola di vita: rinnovala continua­mente e purificala con la penitenza. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Pro peccatis suae gentis vidit Jesum in tormentis, et flagellis subditum.

Ottava Stazione: L'INCONTRO CON LE PIE DONNE

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Lo seguiva una grande moltitudine di gente e di donne, che si battevano il petto e si la­mentavano su di lui.

Gesù allora si voltò verso di esse e disse: « Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, piangete per voi stesse e per i vostri figli ». Le. 23, 27-28

DALLA PAROLA DEL PAPA

Gesù mostrò sempre la massima stima e il massimo rispetto per le donne, per ogni donna, e in particolare f u sensibile verso la sof­ferenza femminile.

Come non ricordare... che Gesù volle asso­ciare alcune donne ai dodici (Lc. 8, 2-3), che lo accompagnavano e lo servivano, e gli furo­no di conforto durante la via dolorosa fin sotto la croce?

Perciò la consolazione suprema è e deve es­sere ancora e sempre la presenza di Gesù nel­la nostra vita. dal discorso alle colf, 29 aprile 1979

Preghiamo: O Dio, che preferisci essere misericordioso piuttosto che adirato con quelli che sperano in te, concedici di piangere, come si deve, i peccati commessi, e di meritare la grazia del­la tua gioia. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Vidit suum dulcem natum moriendo desolatum dum emisit spiritum.

Nona Stazione: GESU' CADE PER LA TERZA VOLTA

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Noi non abbiamo un pontefice che non sia in grado d'aver compassione delle nostre infer­mità, ma, al contrario, è stato messo alla pro­va in tutto come noi, escluso il peccato. Ac­costiamoci dunque con fiducia al trono della grazia, affinché si possa ottenere misericor­dia e trovare grazia al momento opportuno. Eb. 4, 15-16

DALLA PAROLA DEL PAPA

Sant'Agostino scrisse: « Amor meus - pondus meum », (amore mio - mio peso). (Confessio­nes, XIII, 9,10).

Ecco la definizione del carico che scaturisce dalla contemplazione della Croce di Cristo! L'Amore non solo eleva, ma sublima e anche carica. E forse i carichi parlano dell'Amore più che non i momenti di estasi e di slancio spirituale. « Amore mio - mio peso ». Per questa ragione Gesù disse: « Se aualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua » (Mc. 8,34). Quando pronunciò queste parole, nessuno intuì che. questo « Grande Profeta » (cfr. Lc. 7, 16) nell'avvenire sarebbe stato caricato della sua propria Croce sulla quale sarebbe morto, si­gillando così la Verità delle sue parole. da Segno di contraddizione, Milano 1977, pp. 89-90

Preghiamo: O Dio, nostro protettore, volgi il tuo sguardo su di noi, oppressi dal peso dei nostri pec­cati e donaci il tuo perdono: così potremo servirti con lo slancio del cuore. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Eia, Mater, fons amoris, me sentire vim doloris fac, ut tecum lugeam.

Decima Stazione: GESU' SPOGLIATO DELLE VESTI

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

I soldati poi, quando ebbero crocifisso Ge­sù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato. E la tunica. Gv. 19, 23

DALLA PAROLA DEL PAPA

La vittoria mediante la fede, e l'amore l'ha riportata un uomo, Massimiliano Kolbe, in questo luogo, Auschwitz, che f u costruito per la negazione della fede - della fede in Dio e

della fede nell'uomo - per calpestare radical­mente non soltanto l'amore ma tutti i segni della dignità umana, dell'umanità.

Può ancora meravigliarsi qualcuno che il Papa abbia iniziato la sua prima enciclica colle parole « Redemptor Hominis » e che l'abbia dedicata nell'insieme alla dignità del­l'uomo, alle minacce contro di lui e infine ai suoi diritti inalienabili che così facilmen­te possono essere calpestati ed annientati dai suoi simili? dall'omelia ad Auschwitz, 7 giugno 1979

Preghiamo: Signore Gesù, concedi ai tuoi fedeli di mor­tificare i propri sensi perché possano essere più pronti a celebrare la tua risurrezione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen. Tutti. Gloria al Padre... Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum ut sibi complaccam.

Undicesima Stazione: GESU' E' INCHIODATO ALLA CROCE

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Quando furono giunti al luogo chiamato del Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Lc. 23, 33

DALLA PAROLA DEL PAPA

La croce era uno strumento di tortura e di vituperio del condannato (cfr. Mc. 15, 27; Gv. 19,17; Gal. 5,11). La Croce f u un se­gno prescelto (Fil. 2,8-9; Gal. 6,14; 1 Cor. 1,18).

S'incontrano in essa due direzioni: quella orizzontale e quella verticale, ed essa esprime così il più profondo incrocio delle due dimensioni: la divina e l'umana.

A questo punto dell'incrocio simbolico, ma ugualmente reale, è stato collocato il sacri­ficio, l'Agnello di Dio, l'Uomo-Dio.

Gesù ha abbracciato tutto per restituire di nuo­vo tutto al Padre suo. E nell'atto di quella Restituzione, nell'atto di quel Sacrificio, Egli tutto ha fatto « nuovo » (cfr. Ger. 31, 31; Es. 35. 36). da Segno di contraddizione, Milano 1977, p. 99

Preghiamo: O Signore, con il segno della santa croce, proteggi il tuo popolo dalle insidie di tutti i nemici: così potremo offrirti un servizio gradito, e ti sarà accetto il nostro sacrifi­cio. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Sancta Mater, istud agas. crucifixi fige plagas, tordi meo valide.

Dodicesima Stazione: GESU' MUORE SULLA CROCE

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.

Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Mt. 27, 45-46.50

DALLA PAROLA DEL PAPA

Cristo Gesù! Come un tempo a Gerusalem­me ai piedi della Croce stavano tua Madre, Giovanni e Maddalena ed altre donne così anche noi stiamo qui.

Guardando questa Croce, dobbiamo sentire ed esprimere una solidarietà particolarmente

profonda con tutti i nostri fratelli nella fe­de, che anche nella nostra epoca sono og­getto di persecuzioni e di discriminazioni in diversi luoghi della terra. Pensiamo soprat­tutto a coloro che sono condannati, in un certo senso, alla « morte civile » col rifiuto del diritto di vivere secondo la propria fede, il proprio rito, secondo le proprie convin­zioni religiose.

Chiediamo a Cristo che non manchi loro la potenza dello Spirito, di cui hanno bisogno i confessori e i martiri dei nostri tempi... alla Via crucis del Colosseo, 13 aprile 1979

Preghiamo: O Dio, onnipotente e misericordioso, che ci hai redento con la passione e morte del tuo Figlio, conserva in noi l'opera della sua mi­sericordia e per la partecipazione a questo mistero ci sia dato di rivivere in una devo­zione perenne. Per Cristo nostro Signore. Amen. Tutti: Gloria al Padre... Tui nati vulnerati, tam dignati pro me pati, poenas mecum divide.

Tredicesima Stazione: GESU' E' DEPOSTO DALLA CROCE

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, persona buona e giusta. Si pre­sentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roc­cia, nella quale nessuno era stato deposto. Era il giorno della parasceve e già splende­vano le luci del sabato. Lc. 23, 50. 52-54

DALLA PAROLA DEL PAPA

Quando dopo essere tolto dalla Croce, Ti hanno deposto in un sepolcro ai piedi del Calvario desideriamo pregarti affinché Tu rimanga con noi mediante la Tua Croce: Tu, che per la Croce Ti sei separato da noi. Ti preghiamo perché rimanga con la Chie­sa, perché Tu rimanga con l'umanità, per­ché non ti sgomenti se molti, forse, passano indifferenti accanto alla Tua Croce, se al­cuni si allontanano da essa ed altri non vi arrivano.

Resta con noi e attiraci a Te (cfr. Gv. 12,32), Tu, che sotto questa Croce sei caduto. Re­sta con noi mediante la Tua Madre, alla qua­le dalla Croce hai affidato in modo partico­lare ogni uomo (Gv. 19,37). Resta con noi! alla Via crucis del Colosseo, 13 aprile 1979

Preghiamo: Salgano a Te, o Signore, le nostre preghiere, espresse nella partecipazione ai sentimenti della Vergine addolorata, e rendici come Lei umili nell'amore e generosi nel sacrificio per la salvezza dei nostri fratelli. Per Cristo no­stro Signore. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Fac me tecum pie flere, crucifixo condolere, donec ego vixero

Quattordicesima Stazione: GESU' E' MESSO NEL SEPOLCRO DA DOVE RISORGERA'

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

DALLA PAROLA DI DIO

Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e olii profumati. Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che ave­vano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù... Due uomini in vesti splendenti dissero loro: « Perché cer­cate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato ». Le. 23, 55-56; 24, 1-3; 5-6

DALLA PAROLA DEL PAPA

Chi è Cristo? E' il Figlio di Dio, che ha as­sunto la vita umana nel suo temporale orientamento verso la morte. Ha accettato la ne­cessità della morte. Cristo è Colui che ha accettato tutta la realtà del morire umano. E proprio perciò Egli è Colui che ha compiu­to un rivolgimento fondamentale nel modo di capire la vita. Ha mostrato che la vita è un passaggio, non solamente al limite della morte, ma a una vita nuova. Così la Croce per noi è diventata suprema Cattedra della verità, di Dio e dell'uomo. Tutti dobbiamo essere alunni di questa Cattedra. Allora com­prenderemo che la Croce è anche la culla dell'uomo nuovo.

dall'omelia agli universitari di Roma, 5 aprile 1979

Preghiamo: O Dio, che hai portato a compimento l'ope­ra della redenzione nel mistero pasquale del tuo Figlio, fa' che commemorando con fede la sua morte e risurrezione, sperimentiamo sempre più i doni della salvezza. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Tutti: Gloria al Padre... Quando corpus morietur, fac ut animae donetur paradisi gloria. Amen.

Il terzo giorno è risuscitato.

Questa verità, sulla quale, come su « pietra angolare » (cfr. El. 2,20), si basa tutta la costruzione della nostra fede, vogliamo oggi di nuovo condividerla tra noi, reciproca­mente come pienezza del Vangelo, Noi: con­fessori di Cristo, Noi cristiani, Noi Chiesa. Noi la condividiamo nella gioia. Come non rallegrarsi della vittoria di questo Cristo, che passò per il mondo beneficando tutti (At. 10, 38), come non rallegrarsi della vittoria di colui, che così ingiustamente è stato condan­nato alla passione più terribile ed alla mor­te sulla croce; della vittoria di colui che pri­ma è stato flagellato, schiaffeggiato, imbrat­tato di sputi, con tanta inumana crudeltà? Ecco il Giorno che ha fatto il Signore!

dal messaggio pasquale, 15 aprile 1979.

Novena alla Divina Misericordia, richiesta da Gesù stesso come preparazione alla Festa della Divina Misericordia (II di Pasqua "della Divina Misericor


“Oggi conduciMi tutta l’umanità e specialmente tutti i peccatori e immergili nel mare della Mia Misericordia"



Il Santo Rosario del Vaticano...pregate con me!!!







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Esposizione dei misteri

Il Rosario è composto di venti "misteri" (eventi, momenti significativi) della vita di Gesù e di Maria, divisi dopo la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, in quattro Corone.

La prima Corona comprende i misteri gaudiosi (lunedì e sabato), la seconda i luminosi (giovedì), la terza i dolorosi (martedì e venerdì) e la quarta i gloriosi (mercoledì e domenica).

«Questa indicazione non intende tuttavia limitare una conveniente libertà nella meditazione personale e comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali e pastorali e soprattutto delle coincidenze liturgiche che possono suggerire opportuni adattamenti» (Rosarium Virginis Mariae, n. 38).

Per aiutare l'itinerario meditativo-contemplativo del Rosario, ad ogni "mistero" sono riportati due testi di riferimento: il primo della Sacra Scrittura, il secondo del Catechismo della Chiesa Cattolica.



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