lunedì 25 febbraio 2013

La famiglia, "via della Chiesa", cuore del magistero di Benedetto XVI


La famiglia, "via della Chiesa", cuore del magistero di Benedetto XVI

Tante le famiglie presenti ieri all’Angelus in Piazza San Pietro. Più volte nel corso del suo pontificato il Papa ha evidenziato il ruolo prioritario della famiglia nella società, chiedendo leggi a tutela del matrimonio tra un uomo e una donna. “L’amore a cui le famiglie sono chiamate è l’unica forza capace di trasformare ilmondo”. Ripercorriamo il magistero di Benedetto XVI sulla famiglia

Via della Chiesa, protagonista della nuova evangelizzazione, fondamento indispensabile della civiltà, ma nonostante ciò, oggi più che mai, realtà sotto assedio. E’ così che Benedetto XVI ha definito la famiglia innumerevoli volte durante il suo pontificato chiedendo per essa a politici e legislatori un attenzione prioritaria. Non è possibile rimanere indifferenti di fronte agli attacchi rivolti a questa cellula fondamentale della società in primis in Europa dove – ha segnalato il Papa – vanno diffondendosi “false ideologie” sull’amore e “una secolarizzazione che porta all’emarginazione di Dio dalla vita e ad una crescente disgregazione della famiglia”. Siamo chiamati – ha esortato - a contrastare tale mentalità:

“Nel nostro tempo, come già in epoche passate, l’eclissi di Dio, la diffusione di ideologie contrarie alla famiglia e il degrado dell’etica sessuale appaiono collegati tra loro. E come sono in relazione l’eclissi di Dio e la crisi della famiglia, così la nuova evangelizzazione è inseparabile dalla famiglia cristiana”.

Le famiglie cristiane, piccole chiese domestiche, – spiega il Pontefice – sono chiamate urgentemente ad un nuovo protagonismo nella società, ad essere “soggetto di evangelizzazione” per manifestare nel mondo l’amore e la presenza di Cristo. Il Papa indica come: dall’affermazione della vita umana dal concepimento al suo termine naturale alla dedizione reciproca dei coniugi, dalla procreazione generosa e responsabile alla cura ed educazione dei figli, dall’impegno civile a quello nel “lavoro”. A tal proposito Benedetto XVI invoca politiche a tutela della conciliazione famiglia-lavoro specie per quanto riguarda le donne:

“E’ necessario sostenere concretamente la maternità, come pure garantire alle donne che svolgono una professione la possibilità di conciliare famiglia e lavoro. Troppe volte, infatti, esse sono poste nella necessità di scegliere tra i due”.

Una mancata conciliazione tra questi ambiti porta a vedere il figlio come un problema e non come un dono, constata il Papa che, guardando ai Paesi in cui vanno affermandosi a livello giuridico nuove forme di famiglia e genitorialità, aggiunge: “Difendere la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna non è retrogrado, ma profetico perché promuove la persona umana creata ad immagine e somiglianza di Dio. Impegnarsi per famiglia e matrimonio – ha aggiunto – vuol dire impegnarsi per l’uomo, la realtà più preziosa tra quelle create da Dio”:

“E’ proprio la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, l’aiuto più grande che si possa offrire ai bambini. Essi vogliono essere amati da una madre e da un padre che si amano, ed hanno bisogno di abitare, crescere e vivere insieme con ambedue i genitori, perché le figure materna e paterna sono complementari nell’educazione dei figli e nella costruzione della loro personalità e della loro identità. E’ importante, quindi, che si faccia tutto il possibile per farli crescere in una famiglia unita e stabile”.

“La vocazione all’amore familiare è l’unica forza che può veramente trasformare il mondo” , – rileva il Papa – ma essere famiglia non è facile. Lo dimostrano i tanti divorzi:

“Una parola vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza”.

Dove, dunque, i genitori possono imparare quell’amore duraturo, generoso e fedele, così necessario allo sviluppo armonico di un bambino e al benessere della società? Alla scuola della Santa Famiglia di Nazareth, spiega Benedetto XVI. Qui le famiglie divengono piccole scuole di preghiera, formano i cittadini del domani affinchè siano responsabili e onesti. Tuttavia – nota il Papa – in questa prolungata crisi economica, oggi per le nuove generazioni il futuro è pieno di incognite:

“È urgente che, pur nel difficile momento, si faccia ogni sforzo per promuovere politiche occupazionali, che possano garantire un lavoro e un sostentamento dignitoso, condizione indispensabile per dare vita a nuove famiglie".

Se molti Paesi hanno retto alla crisi è stato grazie alle famiglie. A queste il Papa chiede di mostrare il volto umano che l’economia deve avere:

“E’ primariamente nella famiglia che si apprende come il giusto atteggiamento da vivere nell’ambito della società, anche nel mondo del lavoro, dell’economia, dell’impresa, deve essere guidato dalla ‘caritas’, nella logica della gratuità, della solidarietà e della responsabilità gli uni per gli altri”.

Per contrastare una dilagante mentalità individualistica – evidenzia il Papa – è necessario poi valorizzare il ruolo dei nonni, non un peso, ma un “tesoro che non si può strappare alle nuove generazioni:

“Ritornino i nonni ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per quanto riguarda la famiglia, i nonni continuino ad essere testimoni di unità, di valori fondati sulla fedeltà ad un unico amore che genera la fede e la gioia di vivere”.

Tutelare la famiglia, evitarne il disgregamento, vuol dire anche consentire ai suoi membri di avere uno spazio e un tempo di incontro. Di qui il forte appello levato di fronte ad oltre un milione di persone, lo scorso giugno nel parco di Bresso a Milano, in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, perché sia tutelata la domenica:

“E’ il giorno della famiglia, nel quale vivere assieme il senso della festa, dell’incontro, della condivisione, anche nella partecipazione alla Santa Messa. Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signore! E’ come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio”.

Ed è sempre nell’incontro di Milano che Benedetto XVI ha voluto condividere il prezioso ricordo della sua famiglia di origine, caratterizzata da rapporti di fiducia e immagine dell’amore del Padre:

“Sono stati momenti indimenticabili … eravamo un cuore e un’anima sola … anche in tempi molto difficili, perché era il tempo della guerra, prima della dittatura, poi della povertà … Ma questo amore reciproco che c’era tra di noi, questa gioia anche per le cose semplici era forte e così si potevano superare e sopportare anche queste cose. Mi sembra che questo sia molto importante: che anche cose piccole hanno dato gioia … perché vedevamo che la bontà di Dio si rifletteva nei genitori e nei fratelli. E per dire la verità, se cerco di immaginare un po’ come sarà il Paradiso, penso al tempo della mia giovinezza, della mia infanzia … In questo senso spero di andare ‘a casa’, quando andrò nell’aldilà …”.

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