venerdì 25 marzo 2011

Le ultime sette parola di Gesù sulla croce

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Quando una persona cara sta per lasciarci, anche ogni sua debole parola viene ascoltata con la massima attenzione e riverenza, perché in quelle ultime confidenze vi è come il testamento della persona amata. Sono le sue ultime raccomandazioni, i suoi intimi desideri, le sue profonde esperienze, i suoi sinceri sentimenti, i suoi finali consigli.
Anche Gesù sulla croce, prima di morire, pronunciò le sue estreme parole che sono state fissate nei Vangeli. Sono le ultime sette parole del suo insegnamento di Maestro: hanno perciò un grande valore! Ascoltiamole, perché sono parole d’amore, le parole del nostro Redentore morente.

INDICE
1 - Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno
2- Oggi sarai con me in paradiso
3 - Donna, ecco il tuo figlio! ...ecco la tua madre!
4 - Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
5 - Ho sete
6 - Tutto è compiuto
7 - Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Preghiere

NOTA
Le descrizioni qui riportate, oltre ad essere fondate sulla narrazione dei Vangeli, sono ispirate agli scritti della mistica cristiana

1 - PADRE, PERDONA LORO, PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO
(Vangelo di Luca 23,34)
DESCRIZIONE
Finita l’inchiodatura al grosso legno della croce e ultimato il fissaggio dello stesso, la gente urla e impreca contro i condannati, specie contro Gesù: «Ecco il “verme del deserto”! (Libro dei Numeri 21,8-9; Salmo 21,7). Quello guariva, mentre tu sei maledetto da Dio. Bestemmiatore! Sei rosso di capelli come il serpente di rame e come il grande re Davide (Primo Libro di Samuele 16,12), ma non sei dei nostri. Hai tradito la legge. Hai tradito Abramo, Giacobbe, Mosè, Israele. Un demonio sei, un nemico di Dio!», e altre simili bestemmie.
Il Cristo abbassa gli occhi velati dalla morte. Sotto di Lui vede degli uomini che, perduto ogni senso di umana dignità, sono in preda all’odio più sfrenato. Essi sono agitati da una frenesia di delitto, da una sfrenata brama di vendetta, da una demoniaca sete di sangue. È uno spettacolo rivoltante.
Gesù chiude gli occhi per non vedere e, come un sordo, non ascolta. È come un uomo che non sente e non risponde. Ripete mentalmente le parole del Salmo 37: «Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe, i miei vicini stanno a distanza. Tende lacci chi attenta alla mia vita, trama insidie chi cerca la mia rovina e tutto il giorno medita inganni. Io, come un sordo, non ascolto e come un muto non apro la bocca; sono come un uomo che non sente e non risponde... I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano senza motivo, mi pagano il bene col male, mi accusano perché cerco il bene» (Salmo 37,12-15.20-21); e ancora le parole del Salmo 40: «Anche l’amico in cui confidavo, anche lui, che mangiava il mio pane, alza contro di me il suo calcagno» (Salmo 40,10). L’insulto, il disprezzo e la calunnia lo abbattono. Perché tanto odio, dopo tanto amore? Il cuore di Gesù vacilla e i battiti si fanno irregolari. Sembra che si spezzi da un momento all’altro. Si realizzano le parole della Scrittura: «L’insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno. Ho atteso compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati» (Salmo 68,21).
Gesù soffre. Il suo corpo cerca di trovare una posizione di sollievo, alleggerendo il peso che grava sui piedi, sospendendosi alle mani e facendo forza con le braccia. Respira a stento e il volto passa da un bianco avorio a un rosso fuoco, poiché il sangue stenta a circolare e l’aria non esce completamente dai polmoni. Sopra il capo una spina più lunga delle altre gli tormenta la testa, provocandogli una profonda ferita. Il sangue salato cola dalla fronte e gli entra nell’occhio sinistro semichiuso, reso tale dal gonfiore della guancia percossa. Brucia.
Scribi, farisei, sacerdoti, giudei urlano: «Ebbene? Tu, Salvatore del genere umano, perché non ti salvi? Dov’è il tuo padrone Beelzebul? (Vangelo di Matteo 10,25; 12,24; Vangelo di Marco 3,22; Vangelo di Luca 11,15). Ti ha abbandonato? Dov’è finito il Padre tuo? Non sei una cosa sola con Lui? (Vangelo di Giovanni 10,30). Non sei suo Figlio? Non sei Dio? (Vangelo di Marco 14,61-62). Dio! Tu...? Bestemmiatore! Scendi dalla croce e ti crederemo. Hai salvato molti. Salva ora te stesso! Fai il miracolo. Ma... poverino! non può, perché ha le mani impedite...!». E ridono di gusto, senza pietà.
«Solo a te i chiodi! Sì, per fermare quelle mani sacrileghe che hanno benedetto in nome di Lucifero. Un favore che abbiamo fatto solo a te, “Re dei Giudei!”, perché non vogliamo più le tue benedizioni profanatrici. Sei la Risurrezione e la Vita? Ah! Ah! Ah! Ecco, fratelli, davanti a voi la Risurrezione e la Vita! Ecco il Figlio di Dio, l’Onnipotente: “Il più bello tra i figli dell’uomo”! (Salmo 44,3). Ecco la Verità!... Beh! Se questa è la Verità ci conviene fuggire e cercarne un’altra...». E ridono.
«Tu che distruggi il Tempio e lo fai risorgere! Eccolo là il glorioso e santo Tempio d’Israele. È intoccabile e solido come non mai! Tu! stai per essere distrutto, non il Tempio! Guarda che pietre! Fai un miracolo e scendi dalla croce e ti crederemo! Ma forse non hai abbastanza energia. Hai fame e sete, perché è molto che non mangi. Poverino...! dategli qualcosa da mangiare! Ma no. Trasforma queste pietre in pane e quest’acqua in vino, così prenderai forza e ti staccherai dal patibolo! Hai nostalgia dei festini di Lazzaro, vero? Ci sono le tue donne che ti aspettano a braccia aperte e anche quella “vacca” di Maddalena che adesso ti adora. Amico delle prostitute e dei pubblicani! Sacrilego!...».
Insulti e bestemmie continuano ad essere gettati sul Crocifisso. Lacrime abbondanti scendono dagli occhi del Salvatore. Così lo ripagano? Non comprendono che Egli è l’Amore. Perché non ricordano le profezie dei Salmi e le parole dei Profeti? Se non ha fatto nulla di male perché lo percuotono? «Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli? Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia»? (Salmo 2,1-2).
Allora, con profonda pietà, Gesù dice mestamente: «Padre... perdonali... perché non sanno quello che fanno!» (Vangelo di Luca 23,34).

COMMENTO
Sulla croce Gesù soffriva atroci dolori per colpa degli uomini, oltre ad essere calunniato, deriso, offeso, disprezzato come un verme (Salmo 21,7; Vangelo di Giovanni 3,14). Ma Egli non maledice, non impreca, non si vendica, non incenerisce i bestemmiatori con la sua soprannaturale potenza come il Dio del Sinai. Dice invece: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».
Gesù ha pietà dei suoi uccisori, perché non sanno quello che fanno. Non sanno Chi è colui che hanno condannato a morte. Non sanno che devono a Lui la loro vita e che perciò infieriscono contro se stessi: nessuno infatti, come dice l’Apostolo, prende in odio la propria vita (Lettera di Paolo agli Efesini 5,29). Non sanno che calpestano, come porci immondi, delle perle che invece dovrebbero essere baciate e custodite con amore (Vangelo di Matteo 7,6).
Anche oggi Cristo è crocifisso a causa dei nostri peccati. Fra queste due realtà di perdono e vendetta scorre da secoli la storia dell’uomo, richiamando pace o desolazione, serenità o pianto, vita o morte. Anche oggi molti non sanno quello che fanno, perché disprezzano l’amore e la sapienza di Gesù Crocifisso. Rinnegano Dio, rinnegano la vita, rinnegano tutto. Rischiano l’eterna dannazione e non lo sanno! Ma Gesù prega anche per questi: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Finché dura il mondo, Dio perdona a tutti per amore del suo Figlio. Ma tanto più il suo perdono sarà efficace, quanto più sincero sarà il nostro pentimento e vera la nostra conversione.
Grande è la misericordia di Gesù che ci viene dimostrata con queste parole d’amore: «Perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Ma noi, facciamo ciò che sappiamo? Osserviamo la legge divina? Pratichiamo i comandamenti? Viviamo la carità? Sappiamo perdonare ai nostri nemici, fare del bene a chi ci odia, pregare per chi ci perseguita? (Vangelo di Matteo 5,43-48). Anche i nostri avversari non sanno quello che fanno quando ci odiano, e non si rendono conto del male che provocano anche a se stessi. Il peccato, infatti, danneggia più chi lo provoca che chi lo subisce (Libro del Siracide 19,4; 27,26-27; Libro dei Proverbi 8,36; Libro di Tobia 12,10; Libro di Qoelet 8,6; Vangelo di Matteo 26,52. La stessa verità è affermata anche dal Magistero della Chiesa: «Tutto ciò che è contro la vita stessa, come qualunque genere di omicidio, genocidio, aborto, eutanasia e il suicidio volontario; tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo o alla mente, il tentativo di violentare perfino gli animi; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni disumane di vita, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani; ed anche le ignominiose condizioni di lavoro, per cui i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, non come persone libere e responsabili: tutte queste cose e altre simili sono sicuramente vergognose e, mentre degradano la civiltà umana, deturpano più quelli che così si comportano che coloro che subiscono l’ingiustizia, e sono gravemente contrarie all’onore del Creatore» (Concilio Vaticano II, La Chiesa nel mondo contemporaneo 27,3). Facendo ciò che sappiamo, cioè vivendo nella volontà di Dio che ci insegna il bene, noi potremo sperare di vivere nel giusto e quindi Gesù non avrà bisogno di implorare il perdono per noi, ma lo riverserà sui grandi peccatori.
Sulla croce Gesù ci insegna a perdonare al nostro prossimo, come Lui ha perdonato a noi. Chi perdona ama, perché il perdono è la forma più alta dell’amore. Il perdono vince l’odio e rinnova la storia. Chi ama sarà amato e troverà grazia: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Vangelo di Luca 6,36-38).
Sono molto belle e illuminanti anche queste parole del Siracide: «Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha misericordia per l’uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati? Egli, che è soltanto carne, conserva rancore; chi perdonerà i suoi peccati? Ricordati della tua fine e smetti di odiare, ricordati della corruzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricordati dei comandamenti e non aver rancore verso il prossimo, dell’alleanza con l’Altissimo, e non far conto dell’offesa subita» (Libro del Siracide 28,1-7).
Soprattutto quando sta per sopraggiungere la morte è il momento di spogliarsi di tutto quanto è peso, per volare più sicuri a Dio. In cielo possiamo portare con noi solo affetti e beni spirituali. Non c’è persona che muoia senza dover perdonare qualcosa a qualcuno dei suoi simili in molte cose e per molti motivi. Quale l’uomo che giunge a morire senza aver patito l’acre di un tradimento, di un disamore, di una menzogna, di una vendetta, di un danno qualsiasi da consorti, parenti, compagni o amici? Ebbene: è l’ora di perdonare per essere perdonati: «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Vangelo di Matteo 6,14-15).
Nell’ora del trapasso il perdono dovrebbe essere completo, lasciando perdere non solo il rancore, non solo il ricordo, ma anche la persuasione che il nostro motivo di sdegno era giusto. È l’ora della morte! Tutto diventa nulla. La vita, il mondo, gli affari, gli affetti, i programmi hanno fine, divengono «nulla». Una sola verità esiste ormai: Dio. Perché allora voler portare oltre la soglia ciò che è di questa vita?
Perdonare. Sempre! Tutto! A tutti! Perdonare ai vivi e ai morti. Sì, anche ai morti, a coloro che sono stati per noi motivo di dolore perché ci hanno offeso, odiato, danneggiato, ferito. Essi, ora che sono nell’aldilà e capiscono e vedono i loro sbagli perché hanno visto la Luce, hanno diritto e necessità del nostro perdono per abbreviare la loro pena purgativa ed avere indulgenza da Dio. Certo, forse la loro morte è stata una liberazione per noi e ci ha levato molte punte alla nostra umanità sofferente: i loro mali sono stati sepolti col loro corpo. Ma il ricordo potrebbe durare ancora. Hanno fatto soffrire, e si ricorda che hanno fatto soffrire. Erano cattivi, e si ricorda la loro cattiveria. Tale memoria potrebbe mettere un limite al nostro perdono e tentarci di maledirli o di consegnarli alla giustizia divina senza una preghiera per loro. No! scuotere dai nostri piedi anche questa polvere che potrebbe renderci ancora impuri agli occhi di Dio! (Vangelo di Matteo 10,14).
Ora la morte sta per levare ogni impedimento allo spirito. Si entra nella Vita e nell’Infinito. Perciò occorre levare anche questo ricordo che limita il perdono. Perdonare! Perdonare perché l’anima non abbia peso e tormento di ricordi e possa essere in pace con tutti i fratelli viventi o penanti, prima di incontrarsi con il Santo e il Buono. Perdonare per essere perdonati. Perdonare con gioia, perché chi perdona ottiene grazia, chi dà riceve, chi è misericordioso ottiene misericordia, chi non giudica non viene giudicato: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Vangelo di Luca 6,36-38).
Diciamo anche noi, con amore, con gioia, con umiltà e devozione, le sante parole di Gesù: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Tale invocazione, oltre ad esprimere il nostro perdono ai fratelli, esprime anche il nostro perdono chiesto a Dio per i debiti non nostri. È una preghiera soave che si aggiunge a quella già esposta nel Padre nostro: «E rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Vangelo di Matteo 6,12).
Il perdono è un atto d’amore. Solo chi ama davvero è capace di perdonare. E solo chi perdona davvero può insegnare a perdonare. Morire in un atto d’amore è avere l’indulgenza dall’Amore. Beati quelli che sanno perdonare, in espiazione di tutte le loro durezze di cuore e delle loro colpe d’ira. Ma ancor più beati quelli che perdonano per intercedere a favore delle anime peccatrici.

2- OGGI SARAI CON ME IN PARADISO
(Vangelo di Luca 23,43)
DESCRIZIONE
Tutto il corpo del Redentore si arcua verso l’esterno, stando staccato dal tronco della croce dal bacino in su. La testa e tutto il torace pendono in avanti. Il ladrone di sinistra bestemmia e dice: «Salvati e salvaci! se vuoi che ti si creda. Tu il Cristo? Sei un folle! Dio non c’è! Io ci sono! e questo legno maledetto che mi tormenta la schiena. Il resto non m’importa. La morte viene dopo la vita, non la vita dopo la morte! Risurrezione… Sei un pazzo! Chi ti può credere? Dio, paradiso, premio, vita eterna...! Bah! Fole! Non c’è nulla! La vita è qui e basta. Dovevo esser più cauto e non farmi prendere da questi maledetti Romani! Avrei potuto godermi la vita ancora un po’. Sai le cose che valgono sulla terra? Cibo, denaro, donne, averi, potere, salute, spasso. Tutto il resto è favola per tenerci quieti. No, Dio non c’è! Non ci può essere! Se ci fosse non ci lascerebbe morire così, soprattutto Te che chiamavano «Santo», e non ci sarebbero tanti mali e tante ingiustizie nel mondo. Meglio mangiare, bere e godersela! Peccato che per noi sia finita... Dai!... fate presto! Son stufo di questa scenata estenuante! Una volta morto, almeno, è tutto finito…».
L’altro ladrone, che è a destra, lo rimprovera dicendo: «Taci! Non temi Dio, neanche adesso che stai per incontrarlo? Non temi il suo giudizio? Noi siamo stati cattivi in vita, ma Costui che male ha fatto? Non voglio sentire i tuoi blasfemi... Lasciami morire in pace! Forse Dio... chissà, mi può ancora perdonare. Forse non è ancora detta l’ultima parola. Non farmi morire con le tue bestemmie nella mente! Non essere malvagio sino alla fine!». E poi si volge in basso per non vedere più gli occhi cattivi del compagno che continua ad imprecare. Nota Maria nel suo straziante affanno. La guarda e si commuove, mormorando: «La mamma! Vorrei tanto vederla e chiederle perdono... L’ho uccisa col dolore che le davo... Mamma, perdonami! Sono un peccatore, ma sono sempre il tuo bambino... Mamma!...». Piange dirottamente. Ricorda la madre: il suo amore, la sua bontà, la sua pazienza, le sue raccomandazioni, le sue carezze, la sua compagnia, la sua cara voce. Ricorda quando era bambino e correva fra le sue braccia. Ricorda i suoi baci e il suo sorriso... Piange apertamente... un fiume di lacrime.
Per mezzo di Maria Santissima la grazia sta operando il miracolo della conversione. Il condannato guarda la Madre e dice: «Visto che mia mamma non c’è, chiedi tu perdono a lei in nome mio. Dille che la amo. Dille che è una santa. Dille che il suo “bambino” è qui e che sta morendo col suo nome sulle labbra e il suo ricordo nel cuore. Dille che mi manca! Dille che le chiedo perdono e sono pentito. Mi capirà e mi perdonerà! Son sicuro! Consolala tu, posto che io non posso farlo...». Le lacrime scendono copiose. «Che sciagurato che sono stato! L’ho fatta piangere e l’ho uccisa con le mie mani! Era la mia gioia, il sole della mia vita... e adesso non c’è più!». Uno scoppio di pianto, poi... un lampo di soprannaturale speranza e di celestiale gioia entra negli occhi del crocifisso e dice con ansia: «Madre, in nome del tuo Figlio morente, prega per me. Perdono! Tu lo puoi fare. Tu... Santa! Il tuo cuore non può respingermi». E piange forte. Anche Maria piange e lo guarda con profonda pietà, e pare lo carezzi col suo sguardo di colomba. Uno sguardo di purissimo amore materno.
Poi, il buon ladrone, Disma, ancora piangente, guarda Gesù e dice: «Gesù Nazareno, Re dei giudei, pietà di me! Io credo nella tua Divinità! Ricordati di me quando sarai nel tuo regno! Tu sei buono e stai pagando per i nostri peccati... anche i miei. Sì, anche i miei! Ora comprendo! Signore, credo nella tua Santità! Non puoi che essere un Dio, anche se ora sei qui nell’obbrobrio. Sento che si sta compiendo un Mistero!... Una volta ti ho sentito parlare. Che parole! e che occhi! Ma non ho avuto il coraggio di fermarmi. Mi hai guardato e io non ho risposto al tuo sguardo. Ho abbassato la testa e sono fuggito! Eri troppo Santo per me e io volevo godermi la vita. Non pensavo che passasse così in fretta. Dicevano che facevi miracoli! Predicavi la fede, l’amore e la penitenza. Mi facevi paura… Che sciagurato che fui! Ora me ne pento e ti chiedo perdono. Vero che sono ancora in tempo? So che Tu vieni da Dio: lo dicevi a tutti. Credo nella tua Sapienza, conosco il tuo Potere, spero nella tua Misericordia, adoro la tua Santità. Il tuo cuore è grande!... Cristo perdonami almeno in nome di Lei... e del Padre tuo che è nei cieli...! Perdonami per questo tuo dolore!... Gesù Nazareno, Re dei giudei, abbi pietà di me! Gesù Nazareno, Re dei giudei, io spero in Te! Gesù Nazareno, Re dei giudei, confido in Te!».
Gesù si volge. Guarda il supplicante con profonda pietà, ed ha un sorriso ancora bellissimo sulla povera bocca torturata. Con voce fievole, ma sicura di Maestro, dice: «Io te lo dico: oggi sarai con me... in Paradiso» (Vangelo di Luca 23,43). Il ladrone si calma, sorride, si adagia sulla croce. Una letizia in cuore lo trasforma. Non sente più il dolore, né fame, né sete. Ha una gioia incontenibile nell’intimo. Guarda Gesù, guarda Maria, guarda i soldati, guarda la folla, guarda il compagno... guarda il cielo. Sorride… È una creatura nuova (Lettera di Paolo agli Efesini 4,22-24). Tace, prega, medita, confronta, mentre l’altro ladrone ancora agitato impreca e bestemmia. Anche Gesù è più sereno. Ecco il suo primo redento! Il suo Sangue non è sparso invano. Un piccolo sollievo. Poi... torna l’agonia con la sua cruda realtà di morte.

COMMENTO
Colui che «fu annoverato tra i malfattori» (Libro di Isaia 53,12; Vangelo di Luca 22,37) affida ai malfattori il compimento della profezia. Condivide per salvare, soffre con chi soffre per essere il Salvatore. Gesù sta morendo fra atroci dolori. Lui che è «vivo», muore per dare la vita a chi è «morto». Di fronte alla supplica del ladrone pentito: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (Vangelo di Luca 23,42), Dio promette la salvezza eterna e spezza le catene della colpa (Salmo 115,16) per concedere un futuro pieno di speranza (Libro di Geremia 29,11). Disma, nome tradizionale di uno dei due ladroni crocifissi con Gesù, è il primo redento dal suo Sangue, il primo conforto dopo lo strazio del tradimento di Giuda. Finalmente Gesù può morire in pace, poiché il suo Sacrificio comincia a portare frutto.
Disma ha l’umiltà di abbassarsi davanti all’Innocente e di invocare la sua Misericordia. Forse ricorda le parabole del figliol prodigo (Vangelo di Luca 15,11-32) e della pecorella smarrita (Vangelo di Luca 15,4-7). Il Maestro lo aveva detto: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Vangelo di Matteo 9,13). L’amore del Signore opera nel profondo dell’anima, finché, ecco, i loro occhi si incrociano e sboccia la grazia: «Oggi sarai con me in paradiso». Le più belle e consolanti parole del Vangelo vengono rivolte al pentito malfattore.
La morte è l’ora in cui il mondo si allontana dai sensi e dal pensiero, mentre si avvicina il pensiero dell’altra vita, dell’ignoto, del giudizio. E l’uomo – sempre un bambino di fronte al mistero – spaurito e solo, cerca la sicurezza di Dio. Nonostante la sua atrocità, la morte non è mai maledizione, non provoca un urlo disperato. Anzi, per chi ha fede nel Crocifisso, diventa un grido di amore e di fiducia: «Gesù, ricordati di me» (Vangelo di Luca 23,42). Si è accettato il calice della morte, si è liberata l’anima dallo spirito di ribellione, di rancore e di avidità. Si deve cedere la vita, la proprietà, il tempo al Signore. Si è languenti e spogli davanti a Dio: non siamo più niente, siamo fango che torna alla terra. L’ultima ora decide della vita eterna. Perciò si grida: «Gesù, ricordati di me»!
Dio attende il grido del buon ladrone per colmarci di beni nel suo Regno. È dolce ad un Padre perdonare, intervenire, consolare. Non attende che questo grido per dirci: «Sono con te, figlio. Non temere, non voglio farti del male, anzi voglio riscattare il male che hai fatto tu». Come l’arcobaleno dopo il temporale, ecco che quel grido riporta la luce, la quiete. Ecco la pace, ecco la vittoria. Grazie alla fede la morte diventa un trionfo.
Dobbiamo aver fede nella misericordia concessa a chi si pente. Gesù è più ansioso di salvare noi, che noi di essere salvati da Lui. Ma molti vivono come se Dio non esistesse e hanno paura di confrontarsi con la realtà, perché non sono umili e non sono pentiti come il ladrone buono. Gesù è venuto a chiamare i peccatori ed a salvare chi è perduto, ma da parte nostra è necessario rispondere al suo richiamo. Dobbiamo lasciar parlare il Salvatore, così da poterlo ascoltare, e dobbiamo saperlo ascoltare, così da poterlo invocare. In questo modo la sua Parola porta frutto come il granello di frumento che diventa spiga senza che il contadino se ne accorga (Vangelo di Marco 4,26-28). Ecco perché è importante prestare attenzione al Signore: ascoltando si conosce, conoscendo si ama, amando si santifica, santificando si salva. La salvezza dipende dalla Parola ascoltata, invocata, amata, vissuta (Lettere di Paolo ai Romani 10,13-17).
«Oggi sarai con me in paradiso». Oggi! Davanti a Dio non c’è l’ieri o il domani, ma solo l’oggi, solo l’eterno presente. Quanto più grande è la lunghezza di un tempo, tanto più insignificante diventa un’ora, un giorno, un anno. Siccome l’eternità è infinita, il tempo della terra e quello del purgatorio sono veramente un attimo. Perciò il Signore non sbaglia e non è ingiusto quando dice: «Oggi sarai con me in paradiso».
Anche noi «oggi» possiamo essere in paradiso se fissiamo Gesù Crocifisso e se abbiamo l’umiltà di riconoscere i nostri errori invocando la sua Misericordia. Dio non è ingiusto e noi non dobbiamo essere invidiosi perché Egli è buono (Vangelo di Matteo 20,15), bensì rallegrarci se qualcuno viene toccato dalla grazia divina, poiché maggiore è il numero dei salvati, maggiore è la gioia dei redenti. Dice infatti il Signore: «Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Vangelo di Luca 15,7).
Disma si era impressionato e si era commosso davanti all’eroica dignità con la quale il Condannato affrontava il martirio e gli insulti degli spettatori. Ma si era commosso anche nel vedere Maria angosciata sotto la croce, poiché il ricordo della mamma è sempre un momento sacro per ogni figlio, un momento di amore e di grazia. Il Vangelo non lo dice, ma anche Maria, con la sua presenza materna, ha avuto un ruolo fondamentale nella conversione del ladrone condannato con Gesù. La grazia passa sempre attraverso la Madre, poiché dove c’è la grazia del Figlio vi è anche la Madre della grazia. Così tutte le mamme possono aiutare i loro figli ad amare il Signore ed a contemplare il suo sguardo d’amore.
«Oggi sarai con me in paradiso». Gesù attende di poter dire anche a noi queste parole... e Maria ci manda da Lui dicendo: «Fate quello che vi dirà» (Vangelo di Giovanni 2,5).

PREGHIERE
LITANIE DELLA PASSIONE
Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, pietà Cristo, pietà
Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici
Padre celeste, Dio abbi pietà di noi
Figlio Redentore del mondo, Dio
Spirito Santo, Dio
Santa Trinità, unico Dio
Gesù, Figlio del Dio vivo
Gesù, sacerdote e redentore
Gesù, uomo dei dolori
Gesù, misconosciuto dal tuo popolo
Gesù, venduto per trenta denari
Gesù, triste fino alla morte
Gesù, coperto del sudore di sangue
Gesù, tradito da Giuda con un bacio
Gesù, preso e legato come un malfattore
Gesù, abbandonato dai tuoi discepoli
Gesù, accusato da falsi testimoni
Gesù, rinnegato per tre volte da Pietro
Gesù, condannato a morte
Gesù, oltraggiato e coperto di sputi
Gesù, percosso con pietre e bastoni
Gesù, condotto in catene da Pilato
Gesù, schernito da Erode
Gesù, sostituito all’assassino Barabba
Gesù, flagellato a sangue
Gesù, coronato di spine
Gesù, presentato al popolo
Gesù, condannato a morte
Gesù, caricato della croce
Gesù, condotto al supplizio come un agnello
Gesù, spogliato delle vesti
Gesù, inchiodato sulla croce
Gesù, innalzato sul patibolo tra due malfattori
Gesù, schernito e bestemmiato
Gesù, assistito dalla Madre
Gesù, abbeverato con fiele e aceto
Gesù, obbediente fino alla morte di croce
Gesù, abbandonato dal Padre
Gesù, morto d’amore per noi
Gesù, trafitto da una lancia
Gesù, deposto dalla croce
Gesù, dato in grembo a Maria
Gesù, portato al sepolcro
Gesù, ostia di riconciliazione per i nostri peccati
Gesù, olocausto dell’amore divino
Gesù, ostia di pace per il mondo intero
Gesù, redentore del genere umano
Da ogni male liberaci, o Signore
Dall’ira, dall’odio e da ogni cattiva volontà
Dalla superbia della vita
Dalla concupiscenza degli occhi e della carne
Dalla durezza di cuore
Dalla morte improvvisa
Dalla dannazione eterna
Per il tuo sudore di sangue salvaci, o Signore
Per la tua dolorosa flagellazione
Per la tua incoronazione di spine
Per la tua faticosa salita sotto il peso della croce
Per la tua crudele crocifissione
Per le tue sacre piaghe
Per la tua morte in croce
Nell’ora della tentazione
Nell’ora della nostra morte
Nel giorno del giudizio
- Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
- Perché con la tua santa croce hai redento il mondo
Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno, che per mezzo del Figlio tuo, morto e risorto per la nostra salvezza, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che abbiamo meditato la sua gloriosa Passione, di essere santificati nel tuo Spirito e di vivere nella luce del Signore risorto. Egli è Dio e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

BENEDIZIONE
Dio, che nella Passione del suo Figlio ci ha manifestato la grandezza del suo amore, ci riempia della gioia del suo Spirito e ci doni la grazia della salvezza. Amen.
Cristo Signore, che ci ha salvati dalla morte eterna con la sua croce, ci conceda la vita gloriosa del suo Regno. Amen.
Noi, che seguiamo Gesù umiliato e sofferente nel compimento della volontà del Padre, possiamo un giorno aver parte alla gioia della sua Risurrezione. Amen.
E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio + e Spirito Santo, discenda su di noi, e con noi rimanga sempre. Amen.

LITANIE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE
Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, pietà Cristo, pietà
Signore, pietà Signore, pietà
Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici
Padre celeste, Dio abbi pietà di noi
Figlio Redentore del mondo, Dio
Spirito Santo, Dio
Santa Trinità, unico Dio
Sangue di Cristo, Unigenito dell’eterno Padre salvaci
Sangue di Cristo, Verbo di Dio incarnato
Sangue di Cristo, della nuova ed eterna alleanza
Sangue di Cristo, scorrente a terra nell’agonia
Sangue di Cristo, profuso nella flagellazione
Sangue di Cristo, stillante nella coronazione di spine
Sangue di Cristo, effuso sulla croce
Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza
Sangue di Cristo, senza il quale non vi è perdono
Sangue di Cristo, nell’Eucarestia bevanda e lavacro delle anime
Sangue di Cristo, fiume di misericordia
Sangue di Cristo, vincitore dei demoni
Sangue di Cristo, fortezza dei martiri
Sangue di Cristo, vigore dei confessori, che fai germogliare i vergini
Sangue di Cristo, sostegno dei vacillanti
Sangue di Cristo, sollievo dei sofferenti
Sangue di Cristo, consolazione nel pianto
Sangue di Cristo, speranza dei penitenti
Sangue di Cristo, conforto dei morenti
Sangue di Cristo, pace e dolcezza dei cuori
Sangue di Cristo, pegno della vita eterna
Sangue di Cristo, che liberi le anime del purgatorio
Sangue di Cristo, degnissimo di ogni gloria e onore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
perdonaci, o Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
esaudiscici, o Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo
abbi pietà di noi
- Ci hai redenti, o Signore, con il tuo Sangue
- E hai fatto di noi un regno per il nostro Dio
Preghiamo.
O Padre, Dio onnipotente e misericordioso, che nel Sangue prezioso del tuo unico Figlio hai redento il mondo, rinnova l’effusione redentrice del suo Sangue per noi e per tutta l’umanità, perché otteniamo sempre frutti abbondanti di vita eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.

OFFERTA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE
Eterno Padre, io ti offro, per mezzo del Cuore addolorato di Maria, il Sangue preziosissimo del tuo Figlio Gesù, in espiazione dei miei peccati, in suffragio delle anime del purgatorio e per le necessità della santa madre Chiesa.
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Il Santo Rosario del Vaticano...pregate con me!!!







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Esposizione dei misteri

Il Rosario è composto di venti "misteri" (eventi, momenti significativi) della vita di Gesù e di Maria, divisi dopo la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, in quattro Corone.

La prima Corona comprende i misteri gaudiosi (lunedì e sabato), la seconda i luminosi (giovedì), la terza i dolorosi (martedì e venerdì) e la quarta i gloriosi (mercoledì e domenica).

«Questa indicazione non intende tuttavia limitare una conveniente libertà nella meditazione personale e comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali e pastorali e soprattutto delle coincidenze liturgiche che possono suggerire opportuni adattamenti» (Rosarium Virginis Mariae, n. 38).

Per aiutare l'itinerario meditativo-contemplativo del Rosario, ad ogni "mistero" sono riportati due testi di riferimento: il primo della Sacra Scrittura, il secondo del Catechismo della Chiesa Cattolica.



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