5.2.10 |
Messaggio del Papa per la Quaresima: l'uomo senza l'amore di Dio è incapace di attuare la vera giustizia
RadioVaticana - Il Papa si sofferma, innanzitutto, sul significato del termine “giustizia”, che secondo la nota espressione di Ulpiano, giurista romano del III secolo, vuol dire “dare a ciascuno il suo”. Ma “ciò di cui l’uomo ha più bisogno – nota - non può essergli garantito per legge”. Sono certamente necessari i beni materiali – e il Papa ribadisce una severa condanna dell’indifferenza per la fame nel mondo - ma la giustizia “distributiva” non rende all’essere umano tutto il “suo” che gli è dovuto. “Come e più del pane”, infatti, l’uomo ha bisogno di Dio, del suo amore gratuito. E con Sant’Agostino ricorda che “non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio”. In secondo luogo il Pontefice indica la “tentazione permanente dell’uomo” - che era quella dei farisei - di “individuare l’origine del male in una causa esteriore”: in questa direzione – afferma - molte delle moderne ideologie credono di realizzare la giustizia rimuovendo semplicemente queste cause esteriori. Un modo di pensare che definisce “ingenuo e miope”, perché “l’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male”. L’uomo, infatti – rileva - “avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri: è l’egoismo, conseguenza della colpa originale”.
Nel terzo passaggio il Papa, spiegando come l’uomo possa superare il suo egoismo, ricorda il senso della giustizia secondo la sapienza ebraica: dare al povero, al forestiero, all’orfano e alla vedova “per l’israelita, non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo … Dio è attento al grido del misero e in risposta chiede di essere ascoltato, chiede giustizia verso il povero ... Per entrare nella giustizia è pertanto necessario uscire da quell’illusione di auto-sufficienza, da quello stato profondo di chiusura, che è l’origine stessa dell’ingiustizia”: è necessaria una “liberazione del cuore” che la sola Legge non è in grado di realizzare.
“L’annuncio cristiano - sottolinea il Papa - risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo”: infatti, la giustizia di Cristo “viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri”, ma è “il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé ‘la maledizione’ che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la ‘benedizione’ che spetta a Dio”, secondo una giustizia, divina, “profondamente diversa da quella umana”. “Di fronte alla giustizia della Croce” – prosegue il Messaggio - ci si può ribellare, “perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico”, ma ha bisogno di Dio “per essere pienamente se stesso”. Convertirsi a Cristo, allora, significa “uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare” con umiltà di essere poveri, di avere bisogno del perdono e dell’amicizia di Dio.
“Grazie all’azione di Cristo – continua Benedetto XVI - noi possiamo entrare nella giustizia ‘più grande’, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare”. “Forte di questa esperienza – conclude il Papa nel Messaggio per la Quaresima - il cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall’amore”.
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