LA PREGHIERA PER I DEFUNTI
RISPETTO PER I MORTI
Presso
tutte le religioni, fin dai tempi più remoti, è diffuso il rispetto e
il culto per i defunti. Sono stati costruiti mausolei in loro ricordo;
le imbalsamazioni in uso presso certi popoli, le offerte, i riti
sacrificali, dimostrano quanto sia sentito il dovere di onorare coloro
che ci hanno lasciato per una vita oltre la morte.
Per
molti è un preciso dovere di gratitudine per il bene ricevuto, a
partire dal dono della vita, ai valori intellettuali, morali, materiali
con cui i nostri cari ci hanno beneficato durante la vita. Purtroppo
sovente questo nobile sentimento viene espresso in maniera errata, con
ostentazione di potere e ricchezza che non servono assolutamente al
defunto, tanto meno a purificarlo dai peccati commessi durante la vita.
Una
tomba di marmo pregiato, un funerale sfarzoso... sono il più delle
volte spreco inutile di denaro che avrebbe potuto essere devoluto in
opere di grande valore sociale e caritativo, di cui il defunto avrebbe
goduto un grande beneficio.
SOLIDARIETA' CON I DEFUNTI
La
morte non spezza i legami che abbiamo con i defunti. Le "tre" Chiese:
peregrinante, purificante, trionfante, rimangono strettamente unite
come realtà comunicanti: i beni di una si riversano sulle altre. È una
verità di fede che proclamiamo nel simbolo apostolico quando
affermiamo: "credo nella comunione dei santi".
Con
queste differenze. Noi che siamo ancora in vita possiamo con fiducia
invocare e ottenere l'aiuto dei beati in cielo, questi sicuramente
intercedono per noi, (particolarmente i nostri patroni, i parenti, gli
amici, le persone che abbiamo amato).
Le
anime del Purgatorio invece si trovano in una condizione per la quale
non possono più meritare per sé stessi; mentre noi abbiamo possibilità
di aiutarli, ad attenuare le loro sofferenze, abbreviando la loro
purificazione.
Da
sempre la Chiesa accompagna i defunti, dopo la morte, con particolari
riti e preghiere. La liturgia esequiale onora il corpo del defunto in
cui Dio è stato presente mediante la Grazia dei Sacramenti e spinge lo
sguardo all'ultimo avvenimento della storia, quando Cristo tornerà
glorioso per ridare vita ai corpi e renderli partecipi della sua gloria.
Il
più grande desiderio dell'uomo è vincere la morte, che trova la
risposta certa in Gesù morto e risorto, salito al cielo per preparare un
posto per ciascuno di noi. Accomiatandosi dai discepoli Gesù ha
promesso: "Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò
preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché anche voi
siate dove sono io" (Gv 14,2-4). Per questo la liturgia esequiale è una
celebrazione pasquale: un momento in cui i fedeli, mentre pregano per
il defunto, affidandolo alla misericordia di Dio, ravvivano la propria
fede e speranza in Cristo che tutti attende nel suo regno di amore.
Una
delle preghiere recita: "Dio, Padre misericordioso, tu ci doni la
certezza che nei fedeli defunti si compie il mistero del tuo Figlio,
morto e risorto: per questa fede che noi professiamo, concedi al nostro
fratello che si è addormentato in Cristo, di risvegliarsi con noi nella
gioia della risurrezione".
COME AIUTARE I NOSTRI DEFUNTI
La
Chiesa, madre e maestra, ci addita parecchi mezzi per suffragare le
anime dei nostri cari e aiutarle a raggiungere la pienezza della vita
eterna.
L'aiuto più efficace è la S. Messa,
la Comunione fatta in suffragio dei defunti. La celebrazione
Eucaristica, rinnovando il sacrificio di Gesù, è l'atto supremo di
adorazione e riparazione che possiamo offrire a Dio per le anime dei
defunti.
La
preghiera è un mezzo sempre efficace, alla portata di tutti, tanto più
efficace quando non chiediamo aiuti e beni per noi stessi, ma perdono e
salvezza per le anime dei nostri cari. Oltretutto per molti di noi è un
dovere di gratitudine per il bene ricevuto da parenti e amici e,
insieme, una garanzia perché le anime, giunte in Paradiso, pregheranno
per noi.
Tra le preghiere tanto raccomandate c'è la recita del Rosario, con l'aggiunta dopo il Gloria, di una invocazione per i defunti: l'Eterno riposo.
Oltre la preghiera possiamo suffragare le anime con mortificazioni, sacrifici, penitenze, beneficenza e atti di carità, in riparazione dei peccati commessi mentre erano in vita.
LE INDULGENZE
La
ricorrenza della Commemorazione dei Fedeli Defunti, suscita in tutti
noi il ricordo di chi ci ha lasciato e il desiderio di rinnovare nella
preghiera quegli affetti che ci hanno tenuto uniti ai nostri cari
durante la loro vita terrena. È ciò che esprimiamo con il termine
suffragio: parola che deriva dal verbo latino suffragari che significa:
soccorrere, sostenere aiutare.
In vari modi la Chiesa ci insegna che possiamo suffragare le anime dei nostri cari defunti: con la celebrazione di Sante Messe, con i meriti che acquistiamo compiendo le opere di carità, con l'applicazione delle indulgenze. In particolare su questa pratica, ultimamente un po' trascurata, vogliamo soffermare il nostro pensiero.
CHE COSA SONO LE INDULGENZE
Leggiamo
dal catechismo la definizione. L'indulgenza è la remissione dinanzi a
Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa,
che il fedele, debitamente disposto, e a determinate condizioni,
acquista per intervento della Chiesa la quale, come ministra della
redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle
soddisfazioni di Cristo e dei Santi.
Al
di là del linguaggio, sempre piuttosto tecnico nelle formulazioni
ufficiali, cerchiamo di tradurre il tutto in termini più semplici. La
teologia cattolica insegna che ogni nostro peccato ha una duplice
conseguenza: genera una colpa e comporta una pena.
Mentre
la colpa, che possiamo concepire come la rottura o il deturpamento
dell'amicizia con Dio, è rimessa dall'assoluzione sacramentale nella
confessione, (attraverso la quale Dio cancella l'offesa ricevuta), la
pena permane anche oltre l'assoluzione. Allontaniamo da noi ogni
pensiero che si tratti di una castigo che Dio infligge, analogamente a
quanto avviene nel codice penale per i reati commessi contro la legge
degli uomini. La pena di cui parliamo è una conseguenza che deriva
dalla natura stessa del peccato, che, oltre ad essere offesa a Dio, è
anche contaminazione e corruzione dell'uomo. I nostri peccati infatti
rendono sempre più faticosa e la ricostruzione, dell'amicizia con Dio e
il superare quella inevitabile inclinazione al male che permane anche
dopo la remissione sacramentale, come
conseguenza del peccato stesso.
Semplificando,
pensiamo ad una ferita: anche dopo che ha smesso di sanguinare continua
a darci dolore, ed è un punto debole: basta un piccolo urto perché
riprenda l'emorragia. Il nostro corpo deve faticare per ricostruire il
tessuto nella sua integrità e solo allora possiamo dirci veramente
guariti. Il peccato è una ferita dell'anima e anche dopo il nostro
pentimento e l'assoluzione sacramentale rimane come una debolezza:
siamo più fragili, più soggetti a ricadere proprio dove siamo già
caduti, rischiamo che quella ferita non pienamente rimarginata, si
riapra proprio nello stesso punto.
FUNZIONE DELLE INDULGENZE
Le
indulgenze che possiamo acquistare anche per noi stessi (esempio il
perdono d'Assisi o le indulgenze dell'Anno Santo) sono come un
medicamento cicatrizzante, ci confermano nel proposito di rinnegare il
peccato e sanciscono la nostra volontà di aderire pienamente al progetto
di Dio. Pensiamo ancora cosa avviene quando l'amicizia tra due viene
infranta. Essa si ricostruirà ma con fatica; anche dopo che l'offesa è
stata perdonata, rimane come una difficoltà nei rapporti, finché con il
tempo e la reciproca buona volontà non si rimuovono completamente le
cause e i ricordi del litigio.
Ora
noi non possiamo certamente dubitare della volontà di Dio di
riammetterci alla sua piena comunione, ma dobbiamo dubitare delle
nostre capacità a staccarci completamente dal peccato e da ogni affetto
malsano; è necessario un lungo cammino di conversione e di
purificazione.
La
pena temporale non è quindi da concepire come una vendetta di Dio ma
come il tempo necessario a noi per rigenerare la nostra capacità di
amare Dio sopra ogni cosa. Questa pena temporale esige di essere
compiuta in questa vita come riparazione, o in Purgatorio come
purificazione. Nel cammino terreno il cristiano dovrà quindi cercare
quei mezzi di purificazione che facilitano il cammino verso la santità:
le varie prove e la
sofferenza stessa, l'impegno nelle opere di carità, la preghiera, le
varie pratiche di penitenza e, non ultimo, l'acquisto delle indulgenze.
Ma
poiché difficilmente possiamo presumere che in questa vita riusciremo a
giungere a quella perfezione che ci permetterebbe di essere,
immediatamente dopo il nostro trapasso, ammessi alla piena comunione con
Dio, la Giustizia Divina prevede un tempo di purificazione anche dopo
la nostra morte, in quella particolare condizione, (tradizionalmente
chiamata Purgatorio), nella quale si troverà la nostra anima al termine
del nostro esilio terreno e in attesa di giungere alla piena comunione
con Dio.
Leggiamo
ancora nel Catechismo: "Coloro che muoiono nell'amicizia di Dio, ma
imperfettamente purificati, benché sicuri della propria salvezza eterna,
vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di
ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio":
COME OTTENERE INDULGENZE PER I DEFUNTI?
L'indulgenza legata alla commemorazione di tutti i defunti, il 2 novembre, è possibile lucrarla mediante: visite alle tombe, celebrazione Eucaristica al cimitero, visita a una Chiesa. Si può lucrare l'indulgenza plenaria a partire dal mezzogiorno del 1° novembre fino a tutto il 2 novembre. Si può lucrare una sola volta ed è applicabile solo ai defunti. Visitando una Chiesa, si reciti almeno un Padre nostro e il Credo. A questa si aggiungono le tre solite condizioni: Confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, Ave, Gloria). Queste tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti il 2 novembre.
Nei
giorni dall'1 all'8 novembre chi visita il cimitero e prega per i
defunti può lucrare una volta al giorno l'indulgenza plenaria,
applicabile ai defunti, alle condizioni di cui sopra.
Maria Maistrini
Credo che in Cristo risorgerò
e per sempre con Lui vivrò.
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